Dea condonata Riassunti i dipendenti
Sigarette elettroniche, gli operai sono 28. «Però precari: il futuro è ancora incerto»
Dea Flavor di Lavis sta riemergendo: il decreto fiscale concede il condono delle tasse pregresse e si sta lavorando per abbassare quelle future. In azienda si torma ad assumere, adesso gli operai sono 28.
TRENTO La Dea Flavor di Lavis riassume personale: l’abbassamento della tassazione e il condono inseriti nel decreto fiscale danno ossigeno all’azienda che produce liquido per sigarette elettroniche. Dopo i licenziamenti dei mesi scorsi, ora sono state riassunte persone a tempo determinato, tanto che la forza lavoro è tornata a quota 28. L’attenzione però è tutta sugli ultimi emendamenti al decreto fiscale in discussione in queste ore. «Con tasse accettabili potremo continuare a operare» dice uno dei titolari, Daniele Campestrini.
Il boom della sigaretta elettronica, fino a un anno fa, aveva portato Dea Flavor a poco meno di 40 dipendenti. Dall’inizio del 2018 l’introduzione di una nuova tassa, con valore retroattivo, aveva tagliato le gambe all’azienda, una delle dieci produttrici a livello nazionale. Al Fisco la società doveva una somma pari a circa 29 milioni di euro per gli anni pregressi. Inoltre il prezzo alla clientela aumentava notevolmente. Condizioni nel complesso così avverse che avevano portato a due procedure di licenziamento, a solo una dozzina di persone attive e a una prospettiva di fallimento.
Il pressing nei confronti della politica nazionale è stato alto, tanto che si è arrivati al decreto fiscale (119) di fine ottobre: l’articolo 8 ha inserito un condono grazie al quale le aziende possono pagare fino al 31 dicembre solo il 5% di quanto dovuto, senza interessi né sanzioni. «Il 5% dei 29 milioni vale 1,4 milioni — illustra Campestrini — cifra che noi abbiamo messo a debito e che ci consente di chiudere il bilancio facendo utili. Inoltre la misura vale fino a fine 2018: significa che noi ai nostri clienti possiamo adesso far pagare non 4 euro di tasse, ma 20 centesimi. Una decisione che ha fatto ripartire il mercato, a dimostrazione che tasse troppo alte influiscono negativamente su un settore che invece di per sé è vivace e produce occupazione». «Non abbiamo però potuto riassumere a tempo indeterminato — prosegue l’imprenditore —, perché sul futuro ancora non ci sono certezze». È atteso un emendamento in sede di conversione in legge del decreto fiscale, che però tarda ad arrivare. «La bozza parla di 40 centesimi di tassa a ricarica per il liquido con zero nicotina, 80 centesimi per quello con nicotina. A queste condizioni potremmo continuare ad operare».
Il business delle sigarette elettroniche ha anche una ricaduta sociale: molti riescono a smettere di fumare trascorrendo un periodo con l’e-cig, «in Italia ci sono circa 800.000 persone che “svapano” — fa sapere Campestrini —, di cui circa 400.000 sono “duali”, cioè fumano sia le sigarette tradizionali che le elettroniche». Le opinioni non sono unanimi, ma il fenomeno ha riconoscimenti importanti. «Si pensi che, alla pari dei tabacchi, noi abbiamo il divieto di fare pubblicità», ricorda il titolare della Dea.
In serata ieri la decisione in sesta commissione del Senato ancora non era stata presa e ci si apprestava a iniziare una sessione notturna, anche perché in teoria oggi è previso il passaggio in Aula. Uno dei nodi era la copertura in termini di risorse per consentire questi sgravi: in tutto la cifra è intorno ai 180 milioni di euro.