Aneurisma celebrale, interventi da svegli Ora sarà più facile prevenire gli ictus
TRENTO È una delle prime volte che la metodica dell’«awake surgery» è applicata in Italia per trattare un aneurisma cerebrale. La letteratura internazionale riporta solo 7 lavori relativi alla e solo uno riguarda una serie di 30 interventi, i rimanenti sono casi singoli. È Trento, tuttavia, a tracciare la strada per la comunità scientifica: il 14 novembre, l’unità operativa di neurochirurgia del S. Chiara ha eseguito il primo intervento di esclusione di aneurisma intatto dell’arteria cerebrale media dell’emisfero sinistro con il risveglio intra-operatorio della paziente.
«È una tecnica che abbiamo già sviluppato negli anni per l’asportazione chirurgica dei tumori cerebrali in aree critiche — spiega il direttore dell’unità operativa di neurochirurgia Franco Chioffi — e è l’unica che può fornire la garanzia assoluta dell’assenza di complicanze intra-operatorie conseguenti all’intervento». Un errore nella procedura può causare deficit permanenti come afasia e emiplegia. Gli aneurismi cerebrali sono malformazioni congenite o acquisite delle pareti delle arterie del cervello che si manifestano quasi sempre dopo una rottura con conseguente emorragia. Se l’aneurisma viene riscontrato prima della rottura viene definito “incidentale” e il trattamento, chirurgico o endovascolare, viene proposto per prevenire una potenziale emorragia cerebrale: si posiziona una clip metallica a chiusura della dilatazione ricostituendo il normale profilo del vaso da cui essa origina (al Santa Chiara vengono trattati 30-40 casi l’anno). Nonostante siano state introdotte numerose e valide tecniche di controllo intra-operatorio (video angiografia, flussimetria, potenziali evocati motori e sensitivi) la garanzia dell’assenza di conseguenze gravi può essere ottenuta soltanto attraverso la collaborazione del paziente durante l’intervento (vengono sottoposti alcuni test come la verbalizzazione).