EUROPA, CHANCE PER TRENTO
Si sta consumando in questi giorni il distacco della Brexit. Una delle conseguenze di tale (pur doloroso) evento è la riassegnazione dei seggi britannici del Parlamento europeo agli altri Stati membri. All’Italia verranno di conseguenza attribuiti tre nuovi seggi. Ancora non è stato deciso in base a quale criterio procedere in tale operazione e, fra le varie ipotesi, c’è da sperare che per dare concretezza al proprio nuovo ruolo di governo anche nelle Province autonome la Lega si orienti ad adottare un criterio che assicuri una rappresentanza parlamentare europea delle popolazioni delle autonomie speciali che a questo punto potrebbero essere compensate per la sottorappresentazione subita nel passato.
Occorre ricordare, infatti, che nell’attuale macro-circoscrizione dell’Italia del Nord-Est le chance di rappresentanza dei cittadini del Trentino è stata ed è minima, potendo essere ottenuta solo a posteriori, in virtù di meccanismi elettorali molto tecnici (che a suo tempo avevano portato Giacomo Santini a Bruxelles e a Strasburgo) e, soprattutto, del tutto incerti e aleatori. In parte diversa è la possibilità di essere rappresentati per i cittadini dell’Alto Adige/Südtirol, ma solo a patto di stringere un’alleanza elettorale con un partito nazionale: in passato era stato il Pd ma oggi questa alleanza assicura poco o nulla.
Mentre in questa nuova fase anche il ben noto cinico pragmatismo della Svp non arriverebbe ad indurla a stringere un patto con la Lega e condividere la piattaforma antieuropeista di quest’ultima.
Dal punto di vista tecnico, l’obiettivo potrebbe essere raggiunto attraverso più di un meccanismo elettorale e non è questa la sede per entrare nei dettagli. Più utile piuttosto ricordare che già il trattato sull’Unione europea (articolo 14.2°) prevede un principio di rappresentanza degressivamente proporzionale in virtù del quale agli ambiti territoriali più piccoli si garantisce, in proporzione, un maggior numero di rappresentanti per cittadino.
Un’ulteriore fonte di ispirazione di tale scelta — al quale potrebbe essere sensibile anche il ministro per la democrazia diretta Riccardo Fraccaro — consiste nel principio di democrazia di prossimità, radicato in una visione condivisa di pluralismo culturale e territoriale, nella logica di una rappresentanza che non si appiattisca sulla sola dimensione nazionale.
In tal senso, l’assegnazione dei seggi aggiuntivi a questi territori — anche con dinamiche solidali rispetto alle altre autonomie speciali che, fatta eccezione per la Sicilia, soffrono di una sottorappresentazione europea strutturale — avrebbe un forte significato anche simbolico di riconoscimento della vocazione europea di questi territori di frontiera i quali, anche con gli strumenti della cooperazione fra Regioni appartenenti a Stati diversi — tipo la nostra Euregio — possono contribuire a una forte legittimazione del processo di integrazione sovrannazionale anche in un contesto più ampio.
I cittadini del Trentino e dell’Alto Adige/Südtirol — e soprattutto gli elettori locali della Lega — meritano una risposta.