I giocattoli si raccontano Viaggio tra folklore e storia
Tra Alto Adige e Russia, viaggio emozionale intorno alle affinità degli antichi giocattoli: folclore e storia
Alla Casa della Cultura di Ortisei da domenica
Giocattoli: una passione che parte da lontano, in quella che era la «Valle dei Balocchi», la Val Gardena. E che ha portato due esperte d’arte e di giochi, a realizzare a Ortisei una mostra emozionale e suggestiva. S’intitola «Gioco Arte», l’esposizione che apre domenica alla Casa della Cultura di Ortisei e resterà allestita fino al 16 gennaio. E’ un viaggio tra Russia e Trentino Alto Adige, che confronta affinità e somiglianze tra il mondo degli antichi giocattoli di due luoghi così lontani.
Bianca Marabini Zoeggeler, presidente dell’associazione culturale Rus’ di Bolzano e l’artista Judith Sotriffer, hanno avuto l’idea della mostra e del confronto tra i due paesi: un macrocosmo e un microcosmo che nonostante le differenze nelle dimensioni e nei trascorsi storici, in comune hanno un passato caratterizzato dall’isolamento in un contesto paesaggistico aspro ma affascinante, scandito da lunghi inverni e da storie antiche conservate e tramandate con amore.
«Abbiamo notato questa strana somiglianza tra giocattoli antichi gardenesi e russi spiega Bianca Marabini Zoeggeler - , difficile capire quale dei due popoli abbia influenzato l’altro. Una grande similitudine si nota soprattutto nei cavallini, nei giocattoli di movimento e nei burattini».
Judith Sotriffer, artista «giocattolaia», specializzata nella realizzazione di giocattoli in legno di pino cembro, spiega: «Fare riscoprire la manualità del gioco è l’obiettivo di questa mostra. Il gioco rinforza l’anima, i bambini non dovrebbero perdere fantasia e manualità. E’ anche il motivo per cui ricostruisco i giocattoli antichi. Il gioco è l’inizio di ogni cultura».
Nel suo laboratorio Judith crea giocattoli che sanno d’antico. Come la tradizionale bambolina della valle, che nell’Ottocento, dai porti olandesi, venne esportata in tutto il mondo, diventando famosa come la bambola olandese.
La bambolina in legno di pino cembro, conifera caratteristica del luogo, era scomparsa, e Judith Sotriffer l’ha fatta rinascere. Il padre di Judith era uno scultore, osservandolo, capì che anche lei voleva diventare scultrice.
Il suo studio-laboratorio è un regno dei giochi, dove le bamboline sono le principesse. Ancora oggi, in Val Gardena, il legno, secondo una tradizione tramandata di padre in figlio, dà lavoro a scultori, falegnami, intagliatori, pittori, policromatori.
Nel 1700, in Val Gardena, l’intaglio dei giocattoli in legno era un buon modo per integrare il lavoro agricolo, vi si dedicava l’intera famiglia: tutti, dal più piccolo al più grande, avevano compiti precisi. La valle all’epoca era estremamente isolata le donne soprattutto si occupavano della vendita dei giocattoli in giro per la regione.
Con il passare del tempo questo commercio ha assunto sempre maggiore importanza, fino a diventare una vera industria locale nel 1865, con la costruzione della prima strada che collegò la valle al resto della rete viaria.
Fu allora che i giocattoli in legno della Val Gardena raggiunsero davvero tutto il mondo, Inghilterra e America comprese.
Ma la regina dei balocchi, ieri come oggi resta la bambola gardenese, quella ricoperta e realizzata ancora oggi da Judith, chiamata appunto bambola olandese per i porti di partenza delle navi da cui veniva spedita oltremare. Anche la regina Vittoria quando era piccola aveva una bambolina gardenese.
Ecco che da allora la Val Gardena, resta nel ricordo e nell’immaginario di tutti, come la «Valle dei balocchi».
I giocattoli degli artigianiartisti di Val Gardena, Ortisei, Santa Cristina, Selva, Bulla, fino dal Seicento partivano e giravano tutta l’Europa , per arrivare fino in Russia. E quell’influenza e «contaminazione» si vede bene nella somiglianza dei balocchi.
La mostra alla Casa della Cultura di Ortisei, affianca i giocattoli analoghi, per valorizzarne così affinità e differenze, mettendo in risalto il contesto culturale e sociale di provenienza e i loro significati simbolici.
Gli orari della mostra «Gioco Arte» aperta da domenica 2 dicembre, sono: da lunedì a sabato 08.30 – 12.30 e 14.30 – 18.30. Domenica e festivi ore 10 – 12 e ore 17 – 18.30 (l’entrata è libera).
Fare riscoprire la manualità e il fascino dei giochi tradizionali è il nostro obiettivo. I bambini non dovrebbero perdere fantasia e manualità