Nell’esecutivo tre stipendi da onorevoli
La domanda è arrivata quasi allo scadere della seduta. E a porla è stato l’ex governatore Ugo Rossi. Al suo successore Maurizio Fugatti e alle assessore Giulia Zanotelli e Stefania Segnana l’esponente del Patt ha chiesto se si fossero già dimessi da parlamentari. Un interrogativo, questo, che ha preso spunto dalla stessa relazione di Fugatti: «Tre parlamentari — ha detto il presidente — hanno deciso di lasciare il loro posto a Roma per rimanere qui in Trentino». Di qui la richiesta di Rossi.
«Nessun parlamentare si è ancora dimesso» ha risposto Fugatti, che ha legato il mantenimento del «doppio ruolo» all’obiettivo dell’indizione dell’election day a maggio. «A breve — ha spiegato ancora il governatore — avremo notizie sulla possibilità di unire le supplettive con le elezioni europee di maggio. Credo sia nell’interesse dei trentini non dover andare a votare a marzo e poi anche a maggio. Quando la norma sarà approvata, i parlamentari si dimetteranno». L’attenzione si è però concentrata sugli stipendi: un nodo sollevato da Alex Marini (5 Stelle). «I parlamentari — ha spiegato Fugatti — hanno rinunciato a uno dei due stipendi». Con una scelta obbligata: non essendo possibile rinunciare all’indennità da parlamentare, Fugatti, Segnana e Zanotelli hanno rinunciato allo stipendio di consigliere, di assessore e presidente. Lo stesso Marini ha depositato il disegno di legge sulla democrazia diretta bloccato la scorsa legislatura.