Corriere del Trentino

«Pagati un prezzo vile e negata ogni forma di diritto» L’atto d’accusa: salari di 600 euro, minacce e lettere di licenziame­nto in bianco. L’avvocato: increduli e preoccupat­i

- D. R.

TRENTO Per mesi, alcuni di loro per anni (sono stati accertati episodi a partire dal 2016), hanno accettato di lavorare in condizioni di degrado perché sapevano di non avere altra scelta. E così pagavano per i giorni di ferie e di malattia, 27 euro, talvolta erano 25; soldi che tornavano nelle mani dei gestori. Poi c’erano gli stipendi decurtati per il pagamento del vitto e dell’alloggio, dei 1.100 euro di stipendio (come da contratto) nelle mani dei lavoratori restava davvero poco: 600 euro, talvolta anche 500. D’altronde appena incassato lo stipendio dovevano restituire ai due lavoratori 200 euro. Accadeva così ogni mese, una regola non scritta, ma ben chiara nella mente dei lavoratori. Perché i due gestori cinesi sapevano farsi intendere bene, dotati di «una capacità di persuasion­e» sapevano «garantirsi il silenzio attraverso minacce», in realtà neppure troppo velate, e lettere di licenziame­nto in bianco, firmate dagli stessi lavoratori.

Nell’atto d’accusa il gip traccia i contorni del presunto sistema criminale, di «condotte pesantemen­te vessatorie» dei due gestori cinesi nei confronti dei dodici dipendenti pakistani. «Attraverso le diffuse minacce — scrive il gip Monica Izzo nell’ordinanza — gli indagati si sono assicurati forza lavoro a prezzo vile, in spregio di qualunque diritto riconosciu­to per legge o per contratto ai dipendenti e decurtando dallo stipendio il costo di vitto e alloggio, assolutame­nte non corrispond­ente a quanto offerto». Il giudice negli atti traccia i contorni di un sistema di sfruttamen­to ormai collaudato. Il contratto di lavoro, infatti prevedeva un 40 ore settimanal­i, ma in realtà i dipendenti, secondo quanto accertato dalla guardia di finanza di Riva del Garda, lavoravano 66 ore settimanal­i, 11 al giorno al posto delle 7 previste. Non solo: i riposi non erano certo un diritto nel ristorante di cucina orientale e neppure le ferie. Il lavoratore pagava per beneficiar­ne.

Questa è la ricostruzi­one dell’accusa, ma le indagini sono ancora in corso. Gli investigat­ori della guardia di finanza hanno infatti trovato circa 20.000 euro in contanti (19.545 euro per l’esattezza) che ora stanno cercando di tracciare per capire se si tratta di denaro restituito dai lavoratori o destinato ad altre persone.

Intanto questa mattina i due gestori saranno sentiti per l’interrogat­orio di garanzia e avranno l’opportunit­à di raccontare la loro verità.

È amareggiat­o l’avvocato Giulio Cesare Bonazzi che difende i due imprendito­ri, ma è anche il legale storico del consorzio del noto marchio nazionale. «Siamo molto colpiti, increduli e preoccupat­i — il consorzio impone regole molto rigide e obblighi precisi in tema di tutela dei lavoratori, se è vero quanto accertato dalla Finanza, c’è stata una chiara violazione degli obblighi da parte dei due soci».

 ??  ?? In manette L’arresto di uno dei gestori del ristorante di Riva del Garda
In manette L’arresto di uno dei gestori del ristorante di Riva del Garda

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy