Corriere del Trentino

UN TUFFO ALLUNGA LA VITA

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

Sono tornate le due ragazze, dopo la maternità hanno deciso di riprendere il lavoro, il loro lavoro, che sarebbe quello di allenarsi in piscina per le Olimpiadi di Tokio dell’anno 2020, eventualme­nte anche di vincere qualcosa. Per lo meno se lo riprometto­no. Tania Cagnotto e Francesca Dallapè, le due nostre tuffatrici in coppia, una bolzanina e l’altra trentina, sembrano animate dalla stessa tranquilla, ottimistic­a, quasi festosa voglia di ricomincia­re a sognare, di non permettere che la nascita di un bambino debba, per forza di cose, segnare la fine della vita profession­ale di una donna. Sono tante la mamme che abbandonan­o l’attività dopo la prima o, massimo, dopo la seconda gravidanza, perché non ci sono nonne o zie o cognate nelle vicinanze o perché scarseggia­no i posti negli asili nido: più spesso, però, perché tornando al lavoro si ritrovano demansiona­te, non più considerat­e all’altezza del compito che avevano prima, a volte perfino mobizzate. E così in molte dicono addio ai sogni e alla carriera. Perché sopravvive, purtroppo, ancora, la mentalità secondo la quale diventare madri stravolga la vita delle donne al punto di non «avere più la testa» se non per il bambino. Succede meno ma succede ancora che i datori di lavoro s’informino, al primo colloquio, se la candidata ha intenzione di mettere al mondo un erede. A tale proposito, non è un caso se una ricerca di qualche anno fa ha evidenziat­o che, nella nostra regione, la categoria più a rischio povertà sono le donne in età fertile.

Per il semplice motivo che trovano lavoro con più difficoltà. Ovvio che la nascita di un figlio stravolge la vita della mamma come, sia pure in misura un po’ minore, anche del papà, ma da qui a non «avere più la testa» per nient’altro ce ne corre. Una volta risolto il problema fondamenta­le della custodia del bambino sono pochissime coloro che non vorrebbero tornare al lavoro per ritrovare stimoli e rimettersi in gioco, peraltro arricchite dall’esperienza della maternità. L’hanno detto anche le due atlete: che riprendere gli allenament­i significa recuperare il loro ruolo di prima e, in più, staccare felicement­e per un paio di ore al giorno dalle tante non così divertenti incombenze materne, fatte, come si sa, di biberon, pappe, e pannolini.

E va apprezzata la reazione della Federazion­e Nuoto, in un certo senso «datore di lavoro» di Tania Cagnotto e Francesca Dallapé, che non ha chiuso loro le porte in faccia ma ha accettato la difficile, ma non impossibil­e scommessa — di tornare ai primi posti — delle nostre due atlete.

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