Corriere del Trentino

A Ossana i presepi superano i residenti

- di Valentina Iorio

Un filo rosso guida i visitatori tra i presepi di Ossana. Nel borgo della Val di Sole le raffiguraz­ioni della natività sono più degli abitanti e ogni anno se ne aggiungono di nuove. La tradizione va avanti da diciotto anni ed è in grado di attrarre turisti da tutta Italia. «Tutto è cominciato nel 2000 — racconta Primo Bezzi, uno degli organizzat­ori della rassegna — Tornando dal Giubileo, in autobus, abbiamo deciso di fare un presepe in paese. A quello poi se ne sono aggiunti altri, quest’anno ne abbiamo più di 1400. Sono nati tutti da iniziative spontanee. Le cose imposte non funzionano mai».

La maggior parte delle raffiguraz­ioni sono state realizzate dagli abitanti del paese, ma ci sono anche creazioni di artisti nazionali e internazio­nali. I bambini delle elementari ne hanno fatto uno con le statuine di cartoncino decorate con legumi, pop corn e semi vari. Ci sono poi quelli fatte con la lana o il sughero e quelle scolpite nel ferro. Entrando in paese, uno dei primi presepi che si incontrano è quello in movimento, vicino alla Chiesa di San Vigilio. L’opera risale agli anni ‘80 ed è stata recuperata solo di recente dalla soffitta in cui il suo creatore, Domenico, l’aveva lasciata. Oggi a tenerla in funzione è il figlio Carlo.

Seguendo il filo rosso si arriva al Mas dei Voltolini. Qui c’è il presepe dedicato alla tragedia aerea del Monte Giner, realizzato nel 2016 a 60 anni dall’incidente. Tra i resti del disastro il Bambinello ricorda quello ritrovato dai soccorrito­ri in una valigetta. Un piccolo segno di speranza in una buia vicenda di cui ancora tra i monti della Val di Sole riecheggia il dolore, come suggerisco­no i versi della poetessa Ada Redolfi.

Il castello invece ospita il presepe della Grande Guerra. «Le ambientazi­oni storiche vogliono essere un’occasione di riflession­e sul vero significat­o della natività», spiega il sindaco Luciano Dell’Eva.

La vera novità quest’anno sono i cento presepi arrivati dal Venezuela, che una signora ha deciso di far avere alla figlia, per metterli in salvo. «All’inizio mi mandava ogni anno una scatolina —racconta Liz Giménez — Poi con la crisi è stato sempre più difficile fare spedizioni». Allora il Comune di Ossana ha deciso di fare richiesta per portare questi presepi in Italia.

«L’iter burocratic­o è stato lungo e complesso, ma alla fine ce l’abbiamo fatta —continua la signora Giménez— Mia madre ci teneva molto. Per lei è molto importante che si sappia che nel nostro Paese in questo momento ci sono persone che provano a resistere, difendendo le proprie usanze e la propria dignità». La collezione è motivo d’orgoglio per l’intera comunità venezuelan­a del Trentino che ad Ossana può ritrovare un piccolo pezzo della propria terra.

Bezzi

Il primo nel 2000 Oggi sono più di 1.400

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Simbolo A Ossana i presepi sono ovunque e di ogni tipo. La Natività non sembra conoscere confini geografici

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