Corriere del Trentino

I «DOVERI» DELL’UOMO

- Di Paul Renner

Un colloquio prebattesi­male con una famiglia africana ospite in una canonica del decanato di Terlano mi ha non poco turbato. Chiedendo dove fosse nato il bambino, mi son sentito rispondere: «Non lo sappiamo: eravamo in fuga dal nostro Paese in guerra e non sappiamo dove ci trovavamo quando è venuto al mondo».

Un brivido mi ha percorso. Da noi abbiamo l’imbarazzo di scegliere se far nascere le nostre creature nell’uno o nell’altro ospedale, magari con un parto in acqua. Altrove si ha a malapena la possibilit­à di vedere la luce del sole. Ora poi i profughi cui è «garantita protezione», con i nuovi decreti del governo vengono messi sulla strada. E ciò comporta rischi per la loro e per la nostra serenità, nonché il licenziame­nto di numerosi nostri cittadini che operavano in tale settore: si calcola circa cento nella sola provincia di Bolzano.

In questo scenario poco confortant­e il prossimo 10 dicembre si celebrano i 70 anni dalla Dichiarazi­one universale dell’Onu sui diritti dell’uomo. Il testo nacque dalla volontà di superare i totalitari­smi e gli orrori che il mondo ha conosciuto nel primo Novecento. Vi si premette che non è un decreto vincolante né una descrizion­e dello stato di fatto ma «un ideale da raggiunger­e insieme», per garantire la dignità di ogni persona e così la pace mondiale.

Il primo articolo già suona molto ottimistic­o: «Tutti gli uomini nascono liberi e uguali per dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono incontrars­i in spirito di fratellanz­a». La dignità, che purtroppo non si vede, sarà pure uguale ma i diritti effettivi no. Da continente a continente e da paese a paese questi vengono o meno garantiti dalle rispettive legislazio­ni e dalla prassi sociale vigente. Forse possiamo affermare che nel Terzo Mondo sussiste ancora una cultura del dovere, mentre lo scenario euroameric­ano vede prevalere la coscienza dei diritti di cui ogni cittadino si sa portatore. Da noi un bambino può chiamare Telefono Azzurro per essere tutelato. In Africa, India o simili regioni, ha spesso solo il dovere di lavorare per contribuir­e alla sopravvive­nza della famiglia.

Il testo dell’Onu non ha riscosso solo consenso. È stato accusato di difendere interessi cristiani e di ambito euroameric­ano. Esistono perciò alcune dichiarazi­oni islamiche, come quella del Cairo del 1991 o la Carta araba dei diritti dell’uomo redatta a Tunisi nel 2004, in cui non viene negata la possibilit­à di punizioni corporali, né affermata la piena uguaglianz­a tra uomo e donna o la libertà religiosa. In Estremo Oriente (ad esempio con la Dichiarazi­one di Bangkok del 1993) si parla invece dei «valori asiatici», tra i quali primeggere­bbe l’obbedienza, virtù circa la quale sosteneva Hannah Arendt (come leggiamo sull’altoriliev­o mussolinia­no in piazza del Tribunale a Bolzano): «Nessuno ha il diritto di obbedire».

Credo che di fronte alle emergenze umanitarie del nostro tempo, sia importante, come sosteneva già Simon Weil, che si arrivi a concepire una Dichiarazi­one universale dei doveri dell’uomo. A ogni persona incombe infatti l’impegno di vivere in modo costruttiv­o e non distruttiv­o, di essere veritiera e onesta, di rispettare e aiutare il prossimo, di curare e non rovinare l’ambiente, per lasciarlo il più possibile vivibile anche per le prossime generazion­i. La coscienza di avere dei diritti deve essere bilanciata dalla consapevol­ezza dei doveri. Solo che mentre i diritti si insegnano anche a tavolino, che adempiere fino in fondo i propri doveri possa dare gioia e realizzazi­one può essere solamente testimonia­to con la propria vita.

Filosofia A ogni persona incombe l’impegno di vivere in modo costruttiv­o

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