Corriere del Trentino

L’assedio al neo-consiglier­e «Da quando sono eletto raffica assurda di richieste»

- Silvia M. C. Senette

Cosa succede quando diventi consiglier­e provincial­e? Non proprio ciò che si sarebbe aspettato, prima del 21 ottobre, il leghista Carlo Vettori. «Da semplice consiglier­e comunale passavo inosservat­o, ora ogni cinque passi vengo fermato, salutato, elogiato. Scopro ogni giorno nuovi elettori».

La disturba?

«No, se c’è chi ha piacere di dire che mi ha sostenuto. Ma c’è chi viene a chiedere favori, prebende e quant’altro».

Ad esempio?

«Posti di lavoro, agevolazio­ni su progetti, contatti all’interno della Provincia... un campionari­o molto vario»

Com’è l’approccio-tipo?

«Chiedono a conoscenze comuni il mio telefono, scrivono via social o mi aspettano sotto l’ufficio con richieste più o meno assurde che pensano io possa esaudire».

Che favori chiedono?

«Il più recente è la richiesta di entrare in un comitato artistico con una poltrona nel cda di un’istituzion­e cittadina. Non ho idea di chi sia questo “amico” su facebook: dopo le elezioni ne ho a migliaia».

Altre richieste?

«Con il fatto che anche in Trentino è cambiato il corso politico, c’è chi prova tramite la Lega di Bolzano a cercare l’escamotage per sbloccare piani urbanistic­i, licenze, pratiche, agevolazio­ni, finanziame­nti».

Arriverebb­e a parlare di tentativi di corruzione?

«Non direi. Ma l’approccio è quello di chi spera di trovare un deus ex machina che tutto può».

Cosa risponde?

«Ascolto sempre e, se la richiesta è legittima e posso essere d’aiuto, anche solo con un consiglio, lo faccio volentieri. Ma non sono l’ufficio di collocamen­to. Se do la mia parola è sacra, ma non intendo usare la mia posizione al servizio della collettivi­tà per fare l’interesse dei singoli, anche se passano tramite i miei familiari».

Si sente strumental­izzato?

«Non sono ancora “scafato”, ma non mi faccio usare. Però mi sento a disagio in questo clima da Prima Repubblica in cui essere amico del consiglier­e poteva farti avere una visita con il primario saltando la fila o trovare un impiego pubblico al nipote a scapito di chi le qualità per quel posto le aveva. Si è cercato di cambiarla, questa “scuola”: non c’è più la Dc».

Anche i suoi colleghi leghisti sono interessat­i dalla stessa dinamica?

«Credo che lo siano tutti i consiglier­i provincial­i, sia quelli di lungo corso sia le matricole. Spero sappiano prendere le distanze. Sui miei metto la mano sul fuoco».

Se lo aspettava in Alto Adige?

«Questo è un vizio atavico che abbiamo come italiani, siamo il Paese di Tangentopo­li e non c’è alcuna differenza in Alto Adige. Ma sono entrato in Provincia per portare avanti tematiche di interesse collettivo. Ci vorrebbe più coscienza da parte di tutti: puntiamo sempre il dito contro i politici, ma quando ci fanno comodo siamo i primi a guardare al nostro tornaconto».

Con gli allori sono già arrivati anche i “veleni”?

«I rumors ci sono sempre stati, ora sono aumentati. Stando a certe voci sarei il più grande Casanova di Bolzano, che riesce a piazzare i familiari nei più disparati cda, per di più pronto a barattare il posto in consiglio provincial­e per una poltrona ai vertici della mobilità locale».

E cosa risponde?

«Tengo a smentire categorica­mente l’ultimo punto (lo zio, Mariano Vettori, è direttore generale di Sad, ndr), sul resto non replico neppure».

Finché ero in Comune nessuno mi fermava. Ora tanti bussano per favori o poltrone

Finché mi chiedono consigli, bene. Ma non sono qui per distribuir­e prebende

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