L’Albero di Natale Dal calendario celtico all’abete del «Werther»
Nelle feste natalizie, come in altre del calendario cristiano, confluiscono simboli e tradizioni precedenti che in un processo di assimilazione vengono, per così dire, redenti. Uno di questi simboli è l’albero. Contemplando un albero si coglierà l’immagine del cosmo che continuamente si rigenera. Il legame fra albero e uomini è documentato in ogni cultura. Nella tradizione celtica, o meglio nell’antico alfabeto arboreo usato dai celti, l’abete rappresenta la prima lettera: A come Ailm. La sua stazione, in una specie di calendario articolato su 21 alberi e 21 lettere, è situata nei primi giorni dell’anno solare, dopo il solstizio d’inverno. In Grecia l’abete è sacro ad Artemide, dea delle nascite: ben adattato alla nascita del fanciullo divino.
Ma veniamo alle nostre tradizioni: A Natale, il Tannenbaum, l’abete argentato decorato ed illuminato, diventa il simbolo della gioia e della famiglia, il segno della festa. Johann Wolfgang von Goethe (1749-1832) pur non essendo propriamente un «fedele» amava moltissimo l’usanza dell’albero di Natale e, grazie a lui, si dice che l’albero si impose a Weimar. Nella sua opera I dolori del giovane Werther
(1774), l’albero di Natale compare per la prima volta nella grande letteratura. Il primo albero di Natale decorato fu eretto a Lipsia nel 1807, a Berlino nel 1810, a Danzica nel 1840 e a Bolzano nel 1852. Nel 1840 la principessa Elena di Germania, sposa del duca di Orleans, preparò un albero di Natale alle Tuileries di Parigi, tra lo stupore della corte.
In Inghilterra questa usanza venne introdotta, nel 1841, dal principe Alberto di Sassonia, tedesco, che ne fece dono a sua moglie, la regina Vittoria. I primi addobbi di cui si ha notizia erano mele colorate ed ostie, con evidente riferimento religioso. Poi comparvero lumi, immagini, rose di carta, ghirlande. Alle ghirlande si unirono frutti, nastri colorati e candeline. Verso la metà dell’800, alcuni fabbricanti svizzeri e tedeschi cominciarono a preparare leggeri e variopinti oggetti di vetro soffiato che presto furono l’ornamento tradizionale dell’albero di Natale. Nel 1848 apparve in Germania la prima «Kugel», palla cava all’interno con dimensioni dai tre ai venti centimetri a vari colori, opache o trasparenti. Sono le «palle di Natale» di cui la tradizione, anche locale, va fiera.
La diffusione massiccia dell’albero di Natale, tipica dei paesi del Nord, in Italia si è avuta appena dopo la seconda guerra mondiale. Ma non solo l’abete argentato è il simbolo del Natale. Fra le piante «natalizie» primo fra tutti è forse il vischio che i celti definivano pianta sacra perché nato da un fulmine. Agrifoglio e pungitopo sono dall’epoca romana, talismani vegetali per proteggere case e le persone. Con i loro frutti rosso vivo, celebravano la rinascita del sole al solstizio. Sempre dedicato al sole solstiziale è l’elleboro, detto anche rosa di Natale i cui fiori bianchi dalle antenne dorate sbocciano in inverno. Quella che oggi offriamo come fiore del Natale è la stella di Natale, una pianta di origine esotica le cui battee a raggiera si colorano del rosso caldo tipico della gioia natalizia.