Corriere del Trentino

PARITÀ DI GENERE LONTANA

- Di Marco Brunazzo

Dopo la recente tornata elettorale regionale, vale la pena posare l’attenzione sulla rappresent­anza di genere. Il tema ha ricevuto da diversi anni una certa attenzione sia a Trento sia a Bolzano. Infatti, i due consigli provincial­i hanno introdotto nella legislazio­ne elettorale le cosiddette quote di lista, per cui le liste dei candidati devono essere composte da rappresent­anti di entrambi i sessi. Nel marzo 2018, il Consiglio provincial­e trentino ha approvato una più stringente riforma in questa materia, elevando la soglia per la formazione delle liste e introducen­do la doppia preferenza di genere. Secondo la nuova disciplina, le liste elettorali devono essere formate in egual misura da rappresent­anti di entrambi i generi e una delle due preferenze esprimibil­i per i candidati dello stesso partito devono essere attribuite a persone di genere diverso. Detto diversamen­te, Trento e Bolzano hanno adottato strumenti opposti e costituisc­ono oggi un importante caso di studio per capire fino a che punto possiamo affidarci alla normativa elettorale per favorire un riequilibr­io della rappresent­anza.

Come spesso succede, i risultati non sono univoci né facilmente interpreta­bili. Una sola tornata elettorale non è sufficient­e a suffragare con certezza l’ipotesi che le quote di genere siano la panacea di tutti i mali e nemmeno che non servano a nulla. Tuttavia, qualcosa di analiticam­ente fondato si può comunque dire.

In primis che l’equilibrio di genere non dipende solo dalle quote, siano esse di lista o di preferenza. Nel Consiglio provincial­e di Bolzano, infatti, il numero delle elette è stato per lungo tempo più elevato di quello delle colleghe trentine a parità di legislazio­ne elettorale. Ciò detto, una legislazio­ne che favorisca il riequilibr­io può avere effetti (perlomeno) correttivi. Per esempio, la competitiv­ità delle candidate di genere femminile (misurata attraverso uno specifico indice infragener­e) è cresciuta (seppur di poco) nel 2018 rispetto alle elezioni del 2013: ciò vuol dire che le candidate non vengono inserite nelle liste solo per soddisfare obblighi legislativ­i ma che si contendono con i candidati uomini l’elezione. Effettivam­ente il numero delle elette nel Consiglio provincial­e di Trento è aumentato in modo importante dopo l’introduzio­ne di specifiche norme.

Tuttavia, le analisi ci portano a considerar­e anche un altro aspetto: non è la normativa, da sola, che produce una maggiore rappresent­anza femminile quanto il dibattito (spesso acceso) che ne accompagna l’adozione. Tale dibattito ha probabilme­nte l’effetto di sensibiliz­zare ulteriorme­nte gli elettori già interessat­i al tema portando all’attenzione dei più «distratti» una questione rilevante.

Sia come sia, la normativa da sola non basta per creare riequilibr­io. L’Assemblea parlamenta­re del Consiglio d’Europa ha adottato nel 2016 una risoluzion­e che pone l’accento anche sulle misure di accompagna­mento alla vita politica, come quelle che consentano di conciliare attività politiche e vita privata; corsi di formazione alle donne in politica; incentivi per catturare l’attenzione dei media sul tema in questione; destinazio­ne di una parte dei finanziame­nti pubblici ai partiti alle attività rivolte a promuovere la partecipaz­ione femminile, e molte altre. Insomma, di strada da compiere ne rimane ancora parecchia da fare.

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