Il talento di Beatrice Rana «Il piano, gioia infinita»
Talento internazionale del pianoforte e già cavaliere della Repubblica. Beatrice Rana, pugliese, 25 anni, ha appena conquistato Melbourne con concerti dedicati a Prokofiev. E arriva in Trentino Alto Adige con tre serate speciali: venerdì a Merano per la stagione di Musik Meran di Josef Lanz sul palco del Kursaal insieme con il Quartetto Modigliani (ore 20). E poi la sera del 13 sarà a Trento, in sala Filarmonica.
Dita magiche di chi fa sognare toccando i tasti di un pianoforte. Enfant prodige della musica classica, la sua incisione delle Variazioni Goldberg di Bach per Warners Classics è stata inserita dal New York Times tra le 25 migliori registrazioni di classica del 2017. A Merano il programma è il Quartetto per archi n. 3 in si bem. magg. op. 67 e il Quintetto in fa min. per pianoforte e quartetto d’archi op. 34 di Brahms.
Quali sono le difficoltà tra suonare con un ensemble o da sola, oppure con l’orchestra?
«La musica da camera è un aspetto meraviglioso del fare musica. Come pianista sono abituata alla mia veste di solista, che amo moltissimo, ma dividere il palcoscenico con dei musicisti dello spessore del quartetto Modigliani non può che essere una gioia. C’è la vera possibilità di condividere idee, ispirazioni, e slanci e creare un risultato musicale che sia la fine di questo processo di sinergia artistica».
Perchè Brahms a Merano e Schumann in altre occasioni? «A dicembre sarò in tournée con i Modigliani e subito dopo con orchestra. E’ stata una fortunata coincidenza che per questi concerti suoni Brahms e Schumann, due autori così vicini – sia biograficamente che musicalmente eppure così diversi. Il lavoro di ricerca interpretativa è precedente ai concerti ma ogni sera il risultato è differente secondo l’ispirazione, la sala e il pubblico».
Da bambina ci sono artisti che l’hanno ispirata? Quali sono stati i suoi riferimenti?
«Sono cresciuta con la figura di Martha Argerich, ma il suo essere donna era un dettaglio. Di lei ho sempre amato la grande passionalità e poesia del fare musica». Ci sono pagine che vorrebbe eseguire?
«Certo. Fortunatamente il repertorio pianistico è sconfinato,
ma questo rende a volte frustrante la vita di noi pianisti che siamo costretti a fare scelte molto forti. In futuro mi piacerebbe affrontare Schubert, per il quale non mi sento ancora del tutto pronta».
Nascere in una famiglia di musicisti vuol dire vivere in un’allegra baraonda?
«Vuol dire un gran baccano a casa. Gli stimoli sono tantissimi, la musica è la nostra quotidianità». Conosce il Trentino Alto Adige e i suoi musicisti?
«Ci sono stata più volte ma mai da turista. Anni fa ho frequentato l’Accademia Pianistica di Appiano: una meravigliosa esperienza e ho avuto la fortuna di conoscere quello che sarebbe diventato poi il mio insegnante, Arie Vardi».