Corriere del Trentino

«Abbiamo sentito gli spari, poi la corsa. Lui non c’era più»

Caterina e Clara, le colleghe scampate alla morte. «Sono sotto choc»

- Di Chiara Marsilli

«Abbiamo sentito gli TRENTO spari, abbiamo iniziato a correre e non abbiamo più visto Antonio». Caterina Moser e Clara Rita Stevanato, le due ragazze che si trovavano con Megalizzi martedì a Strasburgo ancora sotto choc ma al sicuro, ricostruis­cono così con gli amici i drammatici minuti che le hanno viste proiettate sullo scenario dell’attentato terroristi­co ai mercatini natalizi nella città francese.

Hanno la stessa età, vittima e carnefice. Antonio Megalizzi, giovane radiorepor­ter trentino pieno di sogni e progetti e Cherif Chekatt, l’attentator­e che pistola in mano ha sparato sulla folla ai mercatini di Natale di Strasburgo. La stessa età, due mondi opposti: Cherif, di origini maghrebine, già noto alla polizia per reati comuni e arrestato 27 volte, è in fuga. Antonio lotta tra la vita e la morte in un letto di ospedale, tutti i suoi progetti infranti dal disagio o dalla follia integralis­ta di quello che in un mondo più giusto, un mondo fatto di un’Europa unita per cui tutti i giorni lavora Antonio, avrebbe sempliceme­nte potuto e dovuto essere un suo compagno di studio o lavoro. E invece no.

Caterina Moser era a Strasburgo con Antonio per seguire l’ultima seduta plenaria dell’anno e mandare in onda la trasmissio­ne su Brexit per Europhonic­a, emittente che fa parte del network delle radio universita­rie.

Caterina ieri era sotto choc e non voleva entrare nei dettagli dell’accaduto. La Farnesina ieri ha imposto il silenzio ai testimoni. Un modo per tutelare le vittime e le persone coinvolte tutte ancora giustament­e provate. E anche un metodo per proteggere le indagini forse, visto che Chekatt è ancora a piede libero.

Ma con gli amici si è confidata e ha raccontato quegli attimi terribili. «Stavamo camminando per strada, nella via parallela a quella dove si svolgono i mercatini. Poi c’è stato il caos. Abbiamo iniziato a sentire gli spari e non abbiamo capito più niente, ci siamo trovate in mezzo al delirio e abbiamo trovato rifugio in un ristorante vicino». Solo una volta dentro le due giovani, terrorizza­te, si sono rese conto con orrore che l’amico non era con loro, lo avevano perso di vista durante gli attimi concitati della fuga.

Caterina si è trovata faccia a faccia con la morte, strappi dell’anima che potrebbero gettare in confusione chiunque. Dal ristorante le due ragazze, fortunatam­ente incolumi, sono state trasferite al commissari­ato di polizia e dunque al Parlamento, il luogo che viene considerat­o il più sicuro in assoluto. Lo dice anche Clara Rita Stevanato, che si trovava con loro al mercatino di Natale quando si sono sentiti gli spari. «Ci è stato ordinato di non rilasciare alcuna dichiarazi­one in questo momento. Per fortuna sto bene e ora mi trovo in un luogo sicuro. La Farnesina sta facendo tutto ciò che serve». Anche per lei, quella di Strasburgo era una trasferta: veneziana di origine, vive a Parigi dove è ricercatri­ce alla Sorbona. Laureata con il massimo dei voti in Letteratur­a — nel 2015 a Ca’ Foscari — ha fatto volontaria­to in diversi ospedali, impegnata anche nella clown-terapia per i bambini.

Stanno bene, sì, fisicament­e. Ad un post su facebook ieri mattina Caterina ha affidato tutto il suo sconcerto: «La mattina svegliarsi — scrive — e preoccupar­si per le calze bucate. Per l’autobus che non passa. Per l’intervista che non si riesce a fare. Per il supporto del cellulare che non hai. Per il montaggio che deve essere fatto in tempi brevi. Per la tesi. Perché piove. O perché fa caldo. O per qualsiasi altra cosa. Ma non conta niente. Non vale niente. Oppure conta tutto, e vale tutto, sorprenden­dosi vivi». Conta la propria vita, ma non conta o meglio non basta quando c’è un amico, Antonio, in condizioni disperate in ospedale.

Nella chiesa di Cristo Re, il

 Abbiamo trovato rifugio in un ristorante Solo lì ci siamo rese conto che lui non era più con noi

Durante la messa Don Mauro, parroco di Cristo Re: «Invito tutti a pregare per il nostro giovane e la famiglia»

quartiere dove vive la famiglia di Antonio, don Mauro Leonardell­i, durante la preghiera ha proposto alla comunità di ritrovarsi a pregare tutti i prossimi giorni, sempre alle 17 in chiesa, «per Antonio, la sua famiglia, tutte le vittime di questo attentato e per chiedere a Dio l’aiuto per scongiurar­e i semi di odio che portano così tanto dolore».

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 ??  ?? Giornalist­i In alto Caterina Moser, al lavoro durante una seduta del parlamento. Sotto Clara Rita Stevanato e Antonio con le cuffie «da lavoro in testa» e con il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani
Giornalist­i In alto Caterina Moser, al lavoro durante una seduta del parlamento. Sotto Clara Rita Stevanato e Antonio con le cuffie «da lavoro in testa» e con il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani
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