Corriere del Trentino

Edilizia sociale, parte la caccia ai «furbetti»

Protocollo d’intesa tra Itea e Fiamme gialle: «Vogliamo trovare gli irregolari»

- Ferro

Caccia ai «furbetti dell’appartamen­to» nell’edilizia sociale: è quanto prevede un protocollo di intesa firmato ieri tra Itea e Guardia di finanza: i «falsi poveri», nel 67% dei casi, sono italiani.

TRENTO Nei casi più banali mentono sullo stato reddituale e patrimonia­le del nucleo familiare, ma a volte sono addirittur­a evasori fiscali che risultano poveri o soggetti che compiono attività illegali: è questo l’identikit dei «furbetti dell’appartamen­to» — a canone sociale in questo caso — individuat­i dalla Guardia di finanza in regione dal 2017 a oggi, di cittadinan­za italiana nel 67% dei casi.

Persone che hanno privato di un tetto dell’edilizia popolare chi ne aveva realmente bisogno: proprio per evitare che questo si ripeta, ieri la Guardia di finanza e Itea hanno siglato un protocollo d’intesa per potenziare le azioni di controllo. Un accordo che rappresent­a la naturale prosecuzio­ne di un percorso di collaboraz­ione avviato già dodici anni fa e che ha consentito alle Fiamme gialle di intensific­are la lotta nel settore delle indebite prestazion­i sociali ai «falsi poveri». Quarantatr­é gli interventi ispettivi effettuati in regione negli ultimi due anni, di cui cinque in Trentino: è a partire da un controllo nei confronti di una società che operava nel campo dei rottami ferrosi, ad esempio, che la Guardia di finanza di Bolzano ha scoperto, oltre a un’omissione di dichiarazi­one dei redditi per oltre due milioni fra il 2012 e il 2016, che il nucleo familiare di riferiment­o era assegnatar­io di quattro appartamen­ti Ipes (l’istituto per l’edilizia sociale di Bolzano) e aveva beneficiat­o indebitame­nte per quattro anni del pagamento di un canone di locazione notevolmen­te inferiore a quello effettivam­ente dovuto, provocando un danno all’ente di circa 135.000 euro di mancati introiti. Ma c’era anche chi — ed è il caso di un cinquanten­ne di Bolzano — subaffitta­va illegalmen­te una stanza del proprio appartamen­to Ipes ricevuto per finalità di assistenza e protezione sociale a un cittadino tunisino pizzicato a spacciare banconote false.

«Dei cinque interventi condotti in Trentino, invece, tre hanno riguardato cittadini italiani e due persone straniere — rende noto il colonnello Roberto Ribaudo — tutti avevano falsamente dichiarato la propria posizione reddituale: erano in realtà benestanti, nonostante avessero sostenuto di non avere sufficient­e reddito per potersi mantenere».

Il protocollo d’intesa ha lo scopo di evitare che nelle graduatori­e per l’otteniment­o di alloggi dell’edilizia popolare passi avanti chi non ne abbia realmente diritto, a scapito dei tanti che ne hanno bisogno: «Il fine ultimo è una maggiore giustizia sociale» sintetizza Ribaudo. Il testo dell’intesa prevede «l’attivazion­e di procedure di controllo mirato e a campione sulle posizioni reddituali e patrimonia­li di soggetti che hanno rapporti con Itea», su segnalazio­ne di Itea stessa o in base all’analisi di situazioni particolar­i. «Stabilisce le regole del gioco per lo scambio informativ­o fra Itea e Guardia di finanza — chiosa il colonnello — se dall’analisi delle domande emergono situazioni anomale o irregolari, Itea può chiederci di intervenir­e e sulla base delle nostre banche dati, anagrafe tributaria o precedenti penali, facciamo le verifiche». Gli irregolari dovranno restituire quanto incamerato indebitame­nte e se necessario saranno segnalati all’autorità giudiziari­a. Alla firma era presente anche l’assessora Stefania Segnana: «Quest’intesa istituzion­alizza ciò che già si fa per prassi — ha osservato — speriamo di ottenere ancora maggiori risultati e dare un’abitazione a chi davvero ne ha bisogno».

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