«Momenti di paura alla mia conferenza»
Dorfmann presiede l’Associazione degli europarlamentari. Si trovava con 150 studenti universitari «La polizia ha subito blindato la sede. Solo alle 23 sono tornato in albergo: la città era deserta»
BOLZANO «Il mio pensiero va anzitutto ad Antonio Megalizzi, il ragazzo del Trentino rimasto coinvolto nella follia di Strasburgo solo perché si trovava nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Sono profondamente dispiaciuto per quanto gli è successo e speriamo per il meglio, affinché possa tornare presto qui nei nostri corridoi per raccontare con passione l’Europa, come ha fatto finora». L’europarlamentare della Südtiroler Volkspartei, Herbert Dorfmann, affida alla sua pagina Facebook i migliori auguri a Megalizzi. E racconta come ha vissuto i momenti drammatici dell’attentato, il secondo che si trova a vivere da vicino dopo quelli che, in rapida successione, avevano seminato il panico a Bruxelles il 22 marzo 2016.
«Questa volta mi trovavo a Strasburgo, nell’edificio accanto alla sede del parlamento europeo. Stavamo tenendo una conferenza sul tema dei diritti dell’uomo, davanti a una platea di circa 150 studenti dell’università di Strasburgo. Ad organizzarla era stata l’Association Parlementaire Européenne, l’Ape, che io presiedo da quattro anni. Si tratta di un’associazione di parlamentari che organizza manifestazioni, conferenze ed eventi senza finalità legate ai partiti, ed è quindi trasversale ad essi. Durante la conferenza — spiega Dorfmann — si è diffusa la notizia degli spari al Mercatino. La polizia ha reagito in maniera molto rapida ed efficace: l’adiacente sede dell’europarlamento è stata blindata dai poliziotti, e nessuno poteva entrare o uscire come deciso dal prefetto. Solo alle 3.30 i miei colleghi parlamentari hanno potuto lasciare il palazzo. Noi invece eravamo in una sala del palazzo adiacente, che
L’allarme
«I miei colleghi hanno potuto lasciare il palazzo molto più tardi, a notte fonda»
non è del parlamento, ed eravamo liberi di scegliere se uscire oppure no. Io sentivo anche la responsabilità di tutti questi ragazzi che erano venuti alla nostra conferenza. Ho gestito la situazione, attendendo gli sviluppi: il Comune di Strasburgo nel frattempo inviava mail a tutti i cittadini, informandoli in tempo reale della situazione. Verso le 23 abbiamo deciso di lasciare il palazzo, e ciascuno ha potuto raggiungere la propria abitazione. Io sono tornato in albergo — aggiunge Dorfmann — e lungo la strada ho visto la città deserta: sembrava una città morta, non l’avevo mai vista così, era una situazione impressionante. Proprio in questo periodo d’Avvento, infatti, Strasburgo è di solito stracolma di cittadini e turisti. Anche adesso la situazione è pesante: chiuso il Mercatino, chiusi moltissimi negozi e ristoranti. La città ha accusato il colpo». Oggi Dorfmann tornerà in Alto Adige.