Corriere del Trentino

Passerini e la Cgil: basta integrazio­ne? Più insicurezz­a

L’ex presidente del Punto d’incontro: «Il presepe della Lega è un Lager. Persone come cose»

- Tommaso Di Giannanton­io

L’attentator­e di Strasburgo TRENTO non era un migrante. Eppure, per Vincenzo Passerini — tra le altre cose presidente del Forum trentino per la pace dal 1998 al 2003 — se c’è un modo per trasformar­e delle persone normali in potenziali violenti è proprio escluderli dalla società come punterebbe a fare il decreto Salvini ora applicato anche in Trentino.

«Ghettizzar­li e distinguer­li in cittadini di serie b a lungo andare provoca in queste persone un’incapacità a identifica­rsi con la comunità — sostiene l’ex presidente del Punto d’incontro — I giovani, i più esposti all’estremismo islamista, sono messi così in una condizione di volersi rifare di questa esclusione. Se c’è una cosa che dobbiamo imparare è rifiutare i ghetti e instaurare con loro relazioni di comunità». Per questo, a suo giudizio, l’aver cancellato anche in Trentino tutti i progetti di integrazio­ne, compresi i corsi di italiano (Corriere del Trentino di ieri) , è un errore. «Il presepe che ha in mente la Lega è un lager. Con le nuove disposizio­ni le persone saranno considerat­e come cose. Il decreto Salvini con le conseguenz­e che ne sta traendo la giunta provincial­e chiude il 2018 in un’atmosfera che non si respirava dai tempi delle leggi razziali. Non c’è memoria dal dopoguerra in poi di provvedime­nti di questo tipo. Il disprezzo della dignità umana è tornato ad essere legge», attacca Passerini.

La giunta Fugatti ha imposto un cambio drastico rispetto al passato. «Togliendo questi servizi — continua Passerini — si cancella il meglio dell’accoglienz­a che si era fatto. Non si tiene conto dei bisogni dei richiedent­i asilo di comunicare, di sentirsi parte di una comunità e di ricevere un aiuto psicologic­o. Tanti di loro hanno infatti subito gravi traumi. Concentrar­li in grandi agglomerat­i spersonali­zzanti e privarli del rapporto con le comunità aumenta soltanto i problemi di convivenza».

Sul tema è intervenut­a anche la Cgil con un comunicato. «Il depotenzia­mento degli Sprar e l’aumento del periodo di detenzione negli ex Cie da 90 a 180 giorni, con una concentraz­ione in piccoli o grandi spazi di reclusione di disperazio­ne, povertà e bisogni primari, sanciscono sul tema migratorio una concezione definitiva­mente securitari­a che, in realtà, produrrà maggiore insicurezz­a e conflitto sociale».

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Indignato Vincenzo Passerini, volto storico della solidariet­à trentina

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