Passerini e la Cgil: basta integrazione? Più insicurezza
L’ex presidente del Punto d’incontro: «Il presepe della Lega è un Lager. Persone come cose»
L’attentatore di Strasburgo TRENTO non era un migrante. Eppure, per Vincenzo Passerini — tra le altre cose presidente del Forum trentino per la pace dal 1998 al 2003 — se c’è un modo per trasformare delle persone normali in potenziali violenti è proprio escluderli dalla società come punterebbe a fare il decreto Salvini ora applicato anche in Trentino.
«Ghettizzarli e distinguerli in cittadini di serie b a lungo andare provoca in queste persone un’incapacità a identificarsi con la comunità — sostiene l’ex presidente del Punto d’incontro — I giovani, i più esposti all’estremismo islamista, sono messi così in una condizione di volersi rifare di questa esclusione. Se c’è una cosa che dobbiamo imparare è rifiutare i ghetti e instaurare con loro relazioni di comunità». Per questo, a suo giudizio, l’aver cancellato anche in Trentino tutti i progetti di integrazione, compresi i corsi di italiano (Corriere del Trentino di ieri) , è un errore. «Il presepe che ha in mente la Lega è un lager. Con le nuove disposizioni le persone saranno considerate come cose. Il decreto Salvini con le conseguenze che ne sta traendo la giunta provinciale chiude il 2018 in un’atmosfera che non si respirava dai tempi delle leggi razziali. Non c’è memoria dal dopoguerra in poi di provvedimenti di questo tipo. Il disprezzo della dignità umana è tornato ad essere legge», attacca Passerini.
La giunta Fugatti ha imposto un cambio drastico rispetto al passato. «Togliendo questi servizi — continua Passerini — si cancella il meglio dell’accoglienza che si era fatto. Non si tiene conto dei bisogni dei richiedenti asilo di comunicare, di sentirsi parte di una comunità e di ricevere un aiuto psicologico. Tanti di loro hanno infatti subito gravi traumi. Concentrarli in grandi agglomerati spersonalizzanti e privarli del rapporto con le comunità aumenta soltanto i problemi di convivenza».
Sul tema è intervenuta anche la Cgil con un comunicato. «Il depotenziamento degli Sprar e l’aumento del periodo di detenzione negli ex Cie da 90 a 180 giorni, con una concentrazione in piccoli o grandi spazi di reclusione di disperazione, povertà e bisogni primari, sanciscono sul tema migratorio una concezione definitivamente securitaria che, in realtà, produrrà maggiore insicurezza e conflitto sociale».