«Appassionato, colpito con le cuffie in testa»
TRENTO «Antonio? Certo, me lo ricordo. Un giovane appassionato, ambizioso, concentrato sulla politica e sull’Europa». A parlare di Antonio Megalizzi, in queste ore ancora in ospedale in gravissime condizioni dopo essere stato coinvolto nella sparatoria che martedì sera ha ferito la città di Strasburgo e, indirettamente, l’intera comunità trentina, è uno dei suoi miti di sempre: Giuseppe Cruciani. Ideatore e speaker del programma di Radio24 «La zanzara», Cruciani è noto per l’irriverenza con cui affronta ogni argomento. Ma per commentare la situazione del giovane reporter trentino non c’è spazio all’ironia. «È stato colpito praticamente con le cuffie in testa. È come se fosse stato ferito mentre stava facendo quello che sognava: raccontare la politica, raccontare il progetto europeo». Cruciani parla non solo per sentito dire. Antonio percorreva in lungo e in largo l’Italia per incontrare i suoi idoli professionali, tra i quali proprio il conduttore radiofonico del gruppo 24Ore.
«L’ultima volta ci eravamo incrociati al Festival delle radio universitarie di Verona nel 2017. C’era anche lui tra i numerosi ragazzi che erano venuti a parlarmi, e appena mi hanno mostrato la fotografia mi sono subito ricordato di quel momento. Antonio è una persona con una grande ambizione e una grande determinazione. Vuole inseguire il suo sogno di lavorare nella radio, concentrandosi sull’Europa e sulla politica. Andare ogni tanto al Parlamento Europeo a Bruxelles e a Strasburgo era una cosa che gli dava molta soddisfazione, non tanto dal punto di vista economico quanto personale».
Il mondo delle radio universitarie praticato da Antonio Megalizzi è infatti un terreno durissimo per muovere i primi passi nella professione del giornalismo radiofonico. «È un ambito con il quale abbiamo un trait d’union — spiega Cruciani — perché anche Riccardo Poli, mio collega a La Zanzara, ha iniziato il suo percorso nelle radio universitarie di Verona. Quindi conosciamo molto bene il contesto. Ci vuole una grande determinazione perché all’inizio si guadagna molto poco, a volte niente. È un sogno, quello di fare lo speaker, il giornalista e di ideare programmi radiofonici, che spesso si scontra con la realtà. Essere feriti così gravemente mentre si insegue un obiettivo così complicato da raggiungere e poco retribuito, rende la cosa ancora più sconvolgente».
La determinazione, ad Antonio, non è mai mancata, insieme a una grande sicurezza riguardo l’argomento al quale dedicare tutta la sua attenzione: la politica internazionale, con un specifico focus sulle dinamiche dell’Unione Europea. «Non credo che il tipo di radio che faccio io fosse esattamente quello a cui puntava Antonio, ma credo gli piacesse il modo spontaneo e senza filtri che abbiamo di raccontare la realtà. Un linguaggio vicino al modo di parlare della strada, un nostro modo di comunicare in maniera diretta con le persone».