Segreteria Pd, avanza Zeni Ma lui frena
Olivi si sfila, i giovani non si fanno avanti. Il consigliere: «Al momento non ci penso»
Zeni potrebbe correre per la segreteria del Pd. È questa la voce che rimbalza nel vuoto di un partito senza segretario e presidente. L’interessato, però, si ritrae: «Per ora non mi pare percorribile».
TRENTO Se Roma concederà la deroga, il 3 marzo in Trentino si terrà non solo il congresso nazionale del Pd, ma anche quello provinciale. Al momento, il panorama è di una desolazione lunare. Un nome, però, viene mormorato con una certa insistenza quando si parla dei possibili candidati segretario: Luca Zeni. Lui tira il freno: «Al momento, non mi pare un’ipotesi percorribile» dice.
Dopo l’addio del segretario Giuliano Muzio, un Pd già piegato dalla sconfitta è rimasto anche acefalo. La presidente, Donata Borgonovo Re, si era infatti già dimessa a stretto giro dalle elezioni provinciali. Paradossalmente, questo ha indebolito i sostenitori di un congresso provinciale staccato, temporalmente e concettualmente, da quello nazionale. Se era possibile immaginare un lungo dibattito all’ombra di una reggenza tecnica, restare per mesi senza nessuna guida appare una sfida ardua anche per chi, come i democratici del Trentino, ha sempre manifestato una certa insofferenza alle leadership.
Di qui la richiesta, già inoltrata a Roma, di poter celebrare un congresso provinciale concomitante a quello nazionale. Lo statuto dei dem, infatti, non prevede una simile concomitanza. I limiti di celebrare assieme i due congressi sono evidenti: più che organizzarsi in base alle sensibilità e alle proposte locali, si finirà per riprodurre in loco le correnti nazionali, che per altro definire correnti è difficile. Se non era facile comprendere come un ex funzionario del Pci come Marco Minniti potesse essere l’alfiere di un Matteo Renzi costantemente tentato dalla nascita di un partito centrista, non è che i due grandi sfidanti rimasti in campo — ossia Nicola Zingaretti e Maurizio Martina — abbiano fino ad ora indicato una linea politica tracciabile e riconoscibile.
Insomma, copiare un film che al momento offre un brutto copione non pare una grande idea. Eppure anche i giovani dem trentini, che avevano messo fuori la testa dopo le elezioni, non paiono al momento troppo determinati. Non è un testimone carico di onori quello che si va a raccogliere. Alessandro Olivi, che era parso incline ad assumere la guida del partito, non sembra più intenzionato a farlo. Il nome che circola è quello di Zeni. «Ho già detto in un’assemblea che non ci sto pensando — afferma l’interessato —. Lo confermo: al momento non mi pare un’ipotesi percorribile. A gennaio il quadro sarà più chiaro».
Intanto, a livello nazionale, Matteo Ricci, sta cercando di dare vita a un manifesto degli amministratori, una piattaforma sulla quale costruire un partito federale. Un’idea che potrebbe interessare anche a Trento.