Ore decisive. «Preghiamo per Antonio»
Reporter ferito Il terrorista ucciso ieri sera dalla polizia. I medici: il quadro è stazionario. Il papà della fidanzata: leggeri miglioramenti La madre: «Speriamo nel miracolo». La visita degli europarlamentari in ospedale. Il tributo della Camera
Sono ore decisive per Antonio Megalizzi, il giornalista trentino rimasto ferito nell’attentato di martedì sera a Strasburgo. «Speriamo nel miracolo» ha detto la madre agli europarlamentari che ieri sono andati in ospedale. Tanti i messaggi dalla politica. Il papà della fidanzata: «Quadro stazionario».
TRENTO L’attentatore di Strasburgo, Cherif Chekatt, è stato ucciso ieri sera in un blitz della gendarmerie francese. Secondo le prime ricostruzioni non avrebbe mai lasciato Strasburgo e sarebbe stato individuato in un deposito. Il suo folle gesto è costato la vita a tre persone, altre lottano per la vita. Come il trentino Antonio Megalizzi che è ancora gravissimo, in condizioni disperate. «Me l’hanno portato via». Annamaria, la mamma di Antonio, il giornalista radiofonico di Europhonica, ferito nell’attentato di martedì sera a Strasburgo, è disperata. Si aggrappa alla fede: prega e spera in un miracolo. «È sconvolta e consapevole che la situazione è disperata» spiega l’eurodeputato trentino della Lega, Mario Borghezio, che ieri, insieme ad altri europarlamentari, è andato in ospedale a Strasburgo a far visita ai familiari. «Ci ha abbracciati — commenta commosso — come fossimo di famiglia. Piangeva. Ci ha detto che Antonio è sempre stato un ragazzo pieno di entusiasmo e speranze. Ci ha spiegato che sta resistendo anche se è stato ritenuto inoperabile, ma, ha detto, i miracoli possono sempre avvenire».
«È in coma farmacologico, le prossime 48 ore saranno decisive, solo allora si potrà capire i più. C’è stato un lieve miglioramento di alcuni valori» spiega Danilo Moresco, il padre di Luana, la fidanzata di Antonio Megalizzi. «Ha la testa fasciata, si vede solo il viso, abbiamo bisogno di un miracolo, un miracolo di Natale. Dobbiamo crederci». Moresco ha la voce rotta, fa fatica a parlare. «Il signore Dio deve fare questo miracolo, deve ridarci il nostro Antonio». Moresco ieri mattina stava già rientrando in Italia ma nei suoi occhi è impresso il volto di Antonio. L’attesa è straziante, quella della figlia Luana, dei genitori del giovane giornalista, il papà Domenico, la mamma Annamaria e la sorella di Federica. È difficile anche solo immaginare. Le parole di Moresco spezzano il cuore.
«Mia figlia è distrutta, i suoi genitori sono disperati, non lo lasciano mai un minuto, anche mia moglie Luciana è rimasta a Strasburgo per stare vicino a tutti loro. È difficile». Il papà di Luana fa una pausa, poi parla di quel giovane di origini magrebine, l’attentatore, Cherif Chekatt, che è stato ucciso ieri sera. Aveva 29 anni come Antonio. Trapela rabbia e dolore nelle sue parole, anche contro la polizia francese. «È stato condannato 27 volte ed era libero. Martedì hanno tentato di prenderlo tre volte e non ci sono riusciti. Anche dopo l’attentato non sono riusciti a prenderlo subito». Parole amare. Poi lancia un appello ai medici, a qualche specialista italiano che possa aiutare Antonio. Un primario di Milano ha risposto dando la propria disponibilità a dare un consiglio o comunque un aiuto per il giornalista radiofonico. Sono ore dolorose per i familiari di Antonio, l’attesa sembra eterna.
La disperazione della madre di Antonio, Annamaria, è palpabile anche nelle parole di don Mauro Leonardelli della parrocchia di Cristo Re, che è in costante contatto con lei. «Ci sentiamo via messaggio — spiega — come sta? Lo può immaginare, Antonio è stazionario, preghiamo tutti per lui. Ogni giorno alle 17 ci troviamo per una preghiera, per lui, per tutti i feriti nell’attentato, ma soprattutto perché finisca questo odio». «Speriamo che riesca a superare il momento di difficoltà e possa essere operato». È l’augurio del presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, che ha parlato a margine del vertice Ue. Ma c’è tutto il mondo politico che in queste ore si sta stringendo attorno alla famiglia del giornalista trentino. La seduta del consiglio comunale di Rovereto è iniziata con un minuto di raccoglimento in memoria della strage di Strasburgo, un pensiero alla famiglia di Antonio arriva anche dal presidente della Camera, Roberto Fico. L’Aula della Camera ieri ha osservato un minuto di silenzio. «Siamo tutti addolorati» ha commentato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Castellati, mentre Futura 2018 ricorda l’amore per l’Europa di Antonio, quella stessa passione che l’aveva spinto a prendere il pullman con le sue colleghe e partire per Strasburgo. «È un dramma che ci deve far sentire far sentire ancora più europei — si legge in una nota — cittadine e cittadini di una casa comune democratica».
Intanto a Trento colleghi e amici stanno vivendo momenti di grande apprensione per Megalizzi, un abbraccio virtuale ribalza anche sui social. Sono tantissimi i messaggi che si alternano sul profilo del giornalista. Anche il cugino Raphaël Megalizzi ha scelto il social per parlare con Antonio. «Caro Antonio, mi spiace tanto che ti sia capitato in Francia, ti piaceva tanto il mio paese d’adozione... eri venuto nel sud, nelle parti mie ad agosto, ed abbiamo mancato l’incontro di poco... mi spiace tantissimo... Tuo cugino, con affetto, Raffa» scrive sul web. «Forza Antonio, non mollare»: è il messaggio postato da colleghi e amici, frasi di incoraggiamento e affetto continuano a susseguirsi. Un modo per raggiungere Antonio e dirgli: «Ti vogliono bene, lottiamo con te».
Sul web
Il cugino: «Mi spiace tanto che ti sia capitato in Francia, ti piaceva tanto il mio paese d’adozione»
Catania
Lavoro con Antonio da quattro anni, il progetto di Europhonica lo abbiamo visto nascere
Dopo tanto orrore, finalmente TRENTO a casa. Caterina Moser e Clara Rita Stevanato sono rientrate in Italia, a Trento, solo ieri in tarda serata, a più di 48 ore dalla sparatoria ai mercatini che le ha viste testimoni martedì sera. Dal capoluogo, breve il tragitto per la trentina Caterina: la tappa finale è la casa di famiglia a Vigo Meano. Un po’ più lungo il viaggio di Clara Rita. I suoi genitori nel tardo pomeriggio di ieri erano già alla volta di Trento per riportare poi la figlia a casa a Salzano, un paese di 13mila abitanti nel Veneziano. Il ritorno pone fine all’incubo e riunisce le due ragazze alle famiglie, ma non cancella le terribili scene a cui hanno dovuto assistere. Ricordi confusi, raccontati al telefono ai parenti e di persona a chi ha trascorso con loro questi due giorni. «Le ragazze stavano guardando le vetrine del centro quando hanno sentito i colpi. Sono poi fuggite e si sono rifugiate dentro un bar, dove si sono nascoste sotto un tavolo» rivela l’eurodeputato Daniele Viotti del Pd, che le ha incontrate nella città francese poco dopo l’accaduto. A lui le ragazze hanno descritto alcuni momenti dell’attacco, mimando le azioni dell’attentatore. «Hanno fatto il gesto dell’attentatore, con il braccio teso e la pistola in mano» ha aggiunto Viotti, anch’egli turbato di fronte a quel racconto. Le due giovani giornaliste sono ancora, comprensibilmente, in uno stato di choc.
Per questo il ritorno di Caterina e Clara Rita, così come le condizioni di Antonio Megalizzi, sono protette dal grande riserbo