Troppe falsità
Sul «Corriere della Sera» del 12 dicembre c’è una bella recensione di Fabio Rugge ai libri di Paolo Gentiloni («La sfida impopulista») e di Roberto Maroni («Il rito ambrosiano».
Bella, soprattutto perché fin dal titolo dell’articolo viene richiamato un invito alla «responsabilità» e alla «prudenza» come antidoti all’estremismo. Doti purtroppo che nel recente passato sono mancate soprattutto alle parti politiche di riferimento degli autori dei due libri, quando il primo faceva riferimento al sindaco di Roma Rutelli — denigratore feroce della Prima repubblica — e il secondo era uno dei capi della Lega, che della prudenza rappresentava l’esatto opposto. Risulta dunque insincera o del tutto tardiva l’invocazione a una politica mite e responsabile quando da tempo «i buoi sono stati fatti scappare dalla stalla». L’estremismo insano che alligna nell’attuale politica italiana risale infatti almeno a 25 anni fa, quando a detta di Angelo Panebianco, che lo ha scritto sul «Corriere» del 7 febbraio scorso — è con «Mani pulite» che «arriva il diluvio» e che «il prestigio dei politici crolla ai minimi termini e non risalirà più; è allora — continua Panebianco — che si diffonde quella che considero la madre di tutte le fake news, la falsa idea secondo cui questo sarebbe il Paese più corrotto del mondo». Su questa «fake news» è stata costruita tutta la politica gridata o meglio la falsa antipolitica. Volevano e vogliono rappresentare la rivoluzione morale degli italiani, quando tale indignazione — questa volta secondo un altro studioso, Galli della Loggia, che in modo preveggente lo aveva scritto sul «Corriere della Sera» del 22 aprile 1993 — non rappresentava altro che una «bugia».
Occorreva allora come oggi quella politica mite che continuasse e continui a spiegare che in ogni società, prosperità e progresso sono possibili solo dove la contesa politica e sociale resta sul piano civile; mentre le esasperazioni, che conducono al «diluvio» evocato da Panebianco, possono essere dannose per la stabilità democratica ed economica del Paese. Lo ha spiegato — ancora e sempre sul «Corriere della Sera» del 6 aprile 2017 il professor Fadi Hassan, docente di macroeconomia internazionale presso il Trinity College Dublin, secondo il quale il reddito odierno degli italiani «è tornato allo stesso livello che avevamo nel 1961». Mentre fino ai primi anni Novanta c’era stata crescita, «nell’ultimo ventennio siamo tornati indietro di 55 anni».
Purtroppo sono mancate persone e istituzioni che si opponessero agli estremismi pseudo-moralisti del nostro tempo: o quelle che potevano esserci, sono state ridotte ai margini o alla dimenticanza, quando non denigrate o defenestrate.