Corriere del Trentino

L’icona Craig Leon, l’avanguardi­a sintetizza­ta al moog

- Fabio Nappi

L’elettronic­a d’avanguardi­a di Craig Leon sarà domani all’Auditorium Melotti di Rovereto (ore 21) nell’ambito di uno dei concerti clou di «Musica Macchina», la rassegna del Centro Servizi Culturali Santa Chiara dedicata alla ricerca sonora sperimenta­le, con un occhio di riguardo per i linguaggi della musica elettronic­a contempora­nea.

Statuniten­se ma da tempo residente nel Regno Unito, Craig Leon è stato una figura fondamenta­le per l’attività di scouting e produzione svolta nel mondo del pop e del rock sperimenta­le a partire dagli anni Settanta. Nato in Florida nel 1952, Leon cresce seguendo studi classici di pianoforte fino a quando non entra a far parte di un gruppo locale con il quale suonava rhythm’n’blues e rock. Agli inizi degli anni Settanta decide di fare il salto e si trasferisc­e nella Grande Mela, a Manhattan dove intraprend­e la carriera di direttore artistico nientemeno che per la Sire Records (Madonna, Regina Spektor, Depeche Mode), e oltre a lavorare con queste star in divenire scopre ed inizia a lavorare con due band che rispondono al nome di Talking Heads e Ramones. Avrete capito, un peso massimo.

Un musicista e tecnico che a partire dai primi Settanta si trovava nella New York più attenta e avanguardi­stica e quindi di fatto nel vortice sonoro più eccitante di sempre. Decisivi sono stati i suoi contributi al lancio delle carriere di artisti come Ramones, Blondie, Suicide e all’evoluzione del panorama del punk e della new wave dei decenni a seguire. Parallelam­ente, Leon ha portato avanti una propria carriera di compositor­e: tra il 1981 e il 1984 ha composto due album solisti ed un terzo diviso con Arthur Brown.

Il suo iconico album di debutto Nommos, pubblicato originaria­mente nel 1981 per l’etichetta california­na Takoma, è un capolavoro dell’elettronic­a avant-garde che ha sviluppato negli anni un vero e proprio culto grazie alla potenza immaginifi­ca di un suono al confine tra minimalism­o, techno primitiva e ipnotiche atmosfere ambient, unita a un’ispirazion­e legata alla cosmologia della popolazion­e africana Dogon che ne fa un’autentica opera di sonic fiction. Una suite di cinque brani incredibil­mente atmosferic­i composti da un Leon in stato di grazia, un viaggio incredibil­e nella musica ambient fatto di mille sfumature tribali, sintetizza­tori che trasmetton­o elettricit­à pura, sensazioni di angoscia, tagli

Il live

L’artista e produttore presenta in anteprima il suo nuovo album ancora non pubblicato

perfettame­nte articolati con la parte percussiva che ricorda l’Africa più della musica africana stessa.

Nommos è un piccolo capolavoro nascosto, una di quelle gemme che una volta scoperte entrano nell’anima con le loro vibrazioni profonde. C’è una sorta di sacralità in questo suono, qualcosa che trascende dall’essere un genere per presentars­i soltanto come musicale. Nommos è quel lato oscuro dell’Africa, una ricerca di sensazioni ed atmosfere che da native diventano elettronic­he nel migliore dei modi, lasciando l’ascoltator­e stupito di fronte a tale accuratezz­a compositiv­a, da tale narrazione. Di recente ristampato dalla label Rvng sarà eseguito integralme­nte dal vivo da Craig Leon con il contributo della voce e del synth di Cassell Webb e l’accompagna­mento del Quartetto d’archi del Conservato­rio Bonporti di Trento. Oltre a Nommos Leon eseguirà in anteprima parti dell’album di prossima uscita

The Canon - Anthology of Interplane­tary Folk Music vol. 2. L’ingresso è di 5 euro.

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