Ipazia si proietta nel 2415 Vita e morte della filosofa
Matematica, astronoma, filosofa. Ma soprattutto simbolo di una sete di sapere e di conoscenza che non si ferma di fronte alla minaccia più grave, quella della morte. Ipazia, scienziata e pensatrice di epoca alessandrina, uccisa da una folla di cristiani in tumulto e definita dal teosofo Augusto Agabiti una «martire della libertà di pensiero» è il personaggio al centro dello spettacolo Ipazia. La nota più alta in programma questa sera alle 21 al Teatro Portland. Il lavoro, tratto dall’omonimo libro di Tommaso Urselli, utilizza un espediente drammaturgico dall’effetto liberatorio. La storia di Ipazia viene collocata in un lontanissimo futuro, nel 2415. Un modo per svincolare la narrazione dalla necessità filologico-archeologica, la necessità di restituire il personaggio di Ipazia con esattezza storica, e permette di concentrare l’attenzione sull’urgenza poetica. «Cosa vuole dirci oggi Ipazia? Perché deve raccontarci la sua storia? E perché il suo racconto è così necessario? – si chiede la regista Valentina Colorni - La nostra risposta, una delle possibili, è che la sua sia una funzione salvifica. Ipazia è un’occasione, nel senso montaliano del termine, per salvare pezzi, brandelli di conoscenza, per salvare la possibilità stessa della conoscenza, la possibilità di fare scienza e divulgarla, oggi come in ogni tempo».
Sola in scena, Maria Eugenia D’Aquino ricostruisce voci, personaggi ed episodi per ripercorre l’enigmatica vita e la tragica fine della filosofa. Al termine dello spettacolo, un prezioso momento di approminimali fondimento vedrà dialogare Maria Eugenia D’Aquino con il filosofo e ricercatore dell’Università San Raffaele di Milano, Giuseppe Girgenti, attorno alla vicenda di Ipazia e al contesto culturale dell’Alessandria d’Egitto del quarto secolo. Filosofia a parte, in provincia gli appuntamenti per gli appassionati di spettacolo dal vivo non mancano.
Per la zona del Garda meritevole di segnalazione è lo spettacolo La scena di Andrea, proposto dalla compagnia LuHa-Art Survival Kit al (in scena stasera alle 21). Esito finale del progetto «Con gli occhi di mia madre», lo spettacolo indaga le relazioni uomo-donna raccontando la storia della scomparsa nel nulla del diciottenne Andrea. La versione teatrale della storia di Ipazia è ambientata nel lontano futuro con funzione salvifica La drammaturgia porta la firma di Carolina de la Calle Casanova, regista e autrice, sivigliana di nascita, milanese d’adozione e ora in Trentino per curare la rassegna Teatro in Valle.
Spazio, invece, alla danza al Teatro Sanpapolis di Trento. Questa sera alle 21 avrà il via la mini rassegna di danza verticale e nuovo circo promossa dal Centro Servizi Culturali Santa Chiara. Spettacolo d’inaugurazione Sonora lux della compagnia Il Posto di Wanda Moretti con l’accompagnamento musicale del Marco Castelli Small Ensemble: il dialogo tra i corpi sospesi delle due danzatrici e la solitudine del sax di Marco Castelli.