Corriere del Trentino

Saslong, dominio norvegese Innerhofer secondo: contento

Saslong, il superG è dominato dai norvegesi: vince Svindal. Paris esce arrivando lungo sulla Ciaslat Il finanziere di Gais: «Sono contento lo stesso, la gente mi applaude e a 33 anni ancora grandi stimoli»

- Lorenzo Fabiano

VAL GARDENA Cinque centesimi sono davvero un’inezia, poco più che un nulla. Tanta è la distanza tra Critstof Innerhofer e una vittoria sfiorata nel Supergigan­te di coppa del mondo sulla Saslong in Valgardena. Il trentatree­nne discesista di Gais, alla vigilia confidava di aver finalmente trovato un buon feeling con una pista che mai in passato gli era stata amica. A conferma che la sua stagione è iniziata col passo giusto, ha ottenuto un’altra piazza d’onore dopo quella nella libera di apertura a Lake Louise. Splendida la discesa di «Inner»: aggressivo sui Muri di Sochers, morbido nel passaggio dalla Gobbe del Cammello, addirittur­a chirurgico sul Ciaslat, che si è rivelato il vero punto critico della gara: «Le linee stratte hanno pagato. Vedere le bandiere sventolare al mio arrivo sul traguardo è stata una grande emozione. Sono bei momenti. A 33 anni ho ancora tante motivazion­i. Sono contento» ha detto. la Saslong parla ancora norvegese: Aksel Lund Svindal si è confermato il Koenig della Gardena mettendovi il quinto sigillo. L’ha spuntata per centimetri dopo un appassiona­nte testa a testa con Innerhofer. I due sono praticamen­te scesi in fotocopia; la differenza l’ha fatta la maggior velocità che Svindal è riuscito a portar giù dallo schuss finale. Terzo a 27 centesimi l’altro favorito della vigilia, Jansrud. Straordina­rio il francese Clarey, quarto col pettorale 50.

Innerhofer a parte, gli altri azzurri hanno deluso. Dominik Paris è uscito di scena arrivando lungo sul Ciaslat: «Ho sbagliato la linea sui dossi e sono stato costretto a mollare. Anche sulla Gobbe del Cammello non ero preciso. La velocità comunque c’era. Adesso penso solo alla discesa» ha commentato.

Si sapeva invece che Peter Fill non fosse in condizioni brillanti; costretto al forfait in discesa, il trentaseie­nne carabinier­e di Castellrot­to ha stretto i denti per essere ad ogni costo al via almeno in supergigan­te sulla pista di casa. Poco poteva fare e poco ha fatto. Per sfatare un tabù che dura dal 2001 (vittoria di Ghedina) c’è ora la discesa. Come minimo un Innerhofer così fa ben sperare.

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