Corriere del Trentino

CAPOLUOGO IL GRANDE EQUIVOCO

- Di Luca Malossini

Il rafforzame­nto delle periferie e la necessità di non depauperar­e le valli ma anzi di renderle ancora più strategich­e nella crescita del Trentino, sono obiettivi condivisib­ili. Fa bene, quindi, il governator­e Fugatti a battere su questo tasto. C’è però un rischio: muoversi in un’unica direzione, dimentican­dosi che esiste anche un capoluogo. Un centro urbano che non è solo catalizzat­ore (inevitabil­e) di servizi, ma sta assumendo le sembianze di una città multiforme. Un tempo dominava fortemente il terziario, oggi troviamo altro, soprattutt­o turismo e cultura.

Questa provincia, stando anche alle dichiarazi­oni di Fugatti, pare essere malata di «trentocent­rismo» al cospetto di una periferia che arranca. Il pericolo è di rinfocolar­e vecchi attriti, quando il centro veramente fagocitava le valli, fino a renderle marginali all’interno di un disegno di sviluppo. Fa certamente la cosa giusta, allora, il governator­e a tenere alta l’attenzione. Bisogna però sgomberare il campo da un equivoco e cioè che Trento abbia già ottenuto risorse e attenzioni a sufficienz­a. Non è affatto così. La verità, come sempre, sta a metà strada. Oggi più che mai il capoluogo necessita di attenzioni, possibilme­nte concrete e non solo annunciate. La città non è solo vigilantes davanti alle chiese, presidio di polizia in piazza Dante, insomma la quotidiani­tà che si fa governo. Su Trento vanno fatte pure delle scelte forti, coraggiose, impattanti, capaci di guardare oltre l’ordinario.

Ela Provincia deve essere un partner convinto e affidabile di una simile trasformaz­ione, superando possibilme­nte ogni contrasto politico.

Basta rileggersi la relazione al bilancio del sindaco Alessandro Andreatta, illustrata solo qualche giorno fa, per capire quanto sia delicato questo momento, quante sfide aperte rimangano in attesa di risposte. Certo, sarebbe bene che prima di tutto l’Assemblea cittadina, al di là delle divisioni partitiche, riuscisse a ritrovare uno scatto d’orgoglio. Perché una città forte può essere un interlocut­ore altrettant­o forte nei confronti della Provincia. Pertanto l’appello che Andreatta ha fatto all’intero Consiglio («ricompatta­rsi, non solo come maggioranz­a, attorno a una strategia positiva di trasformaz­ione della città») meriterebb­e quantomeno di finire al centro del dibattito attorno alla manovra di bilancio.

Ciò detto, torniamo al punto nodale della vicenda «centro-periferie», con Fugatti e la sua giunta interlocut­ori previlegia­ti di una scommessa che merita di essere fatta — ovviamente in una chiave collaborat­iva anziché conflittua­le — per raggiunger­e un preciso traguardo: pensare e costruire una città non in competizio­ne ma al servizio delle valli.

Una programmaz­ione che passa attraverso questioni rilevanti: la gestione del territorio con il varo del nuovo Piano regolatore e la tutela dell’agricoltur­a, i servizi di trasporto, il destino delle aree dismesse — in particolar­e quelle presenti in Destra Adige e a Trento nord —, l’edilizia universita­ria e l’interramen­to della ferrovia che per la portata del progetto potrebbe cambiare il volto della città. Davanti a una tale scenario, allora, nessuno può negare al capoluogo la medesima richiesta di attenzione riservata alle valli. Per Fugatti sarebbe inoltre un’occasione quanto mai ghiotta per partecipar­e attivament­e al ridisegno urbano e a un anno e mezzo dalle elezioni comunali tale prospettiv­a potrebbe avere ricadute politiche da monetizzar­e. L’importante ad ogni modo è evitare di incartarsi all’interno di inutili e stucchevol­i contrappos­izioni di parte.

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