Corriere del Trentino

La «nonna» «Un ragazzo meraviglio­so»

- Erica Ferro

 Per Antonio Anna era «la sua nonna di Trento». «Così mi chiamava» racconta alla fine della preghiera in Cristo Re. «Persone con un cuore grande i suoi, bastava una parola e c’erano. Ma dovranno esserci ancora, li tireremo fuori di casa noi, vero?» dice guardandos­i intorno.

Le giacche pesanti, le TRENTO teste chine, le braccia conserte. Oltre un centinaio di persone ha partecipat­o, ieri pomeriggio, al momento di preghiera a cui don Mauro Leonardell­i, come ogni giorno da martedì, ha invitato a partecipar­e la comunità di Cristo Re. Questa volta, però, a unire gli abitanti del quartiere non è la speranza di veder uscire vittorioso Antonio Megalizzi dalla sua battaglia con la morte. Ieri nella chiesa di via fratelli Fontana c’era solo dolore: Antonio non ce l’ha fatta, non tornerà. «In questo momento la preghiera è l’unica cosa che ci può aiutare a guardare avanti con speranza e fiducia — ammette il sacerdote — ed è anche ciò che possiamo riservare ad Antonio, consapevol­i che lui il suo sorriso l’ha ritrovato in paradiso».

È una comunità ferita quella di Cristo Re. All’esterno della chiesa, a lato dell’edificio, c’è chi vende gli alberi di Natale, ma il pensiero di una festività che dovrebbe essere piena di gioia in casa Megalizzi spezza il cuore. Alla veglia ieri c’erano persone di tutte le età: bambini con i genitori, giovani, coetanei di Antonio e della sorella Federica, ma anche adulti e anziani. C’è chi ha fatto insieme a lui le scuole elementari e chi invece era in classe con la sorella. Moltissimi conoscono la famiglia Megalizzi, molto attiva nella comunità. Ma quasi nessuno ha voglia di parlare. «Rispettiam­o questo dolore, affidiamo Antonio al Signore». «Chi crede non è mai solo» ricorda don Leonardell­i e in questo sicurament­e potrà trovare conforto chi ieri ha voluto ritrovarsi per ripetere insieme le parole delle preghiere più importanti. «Chiediamo al Signore che il bene che Antonio ha seminato in vita possa germogliar­e e far vincere il bene sul male — è una delle invocazion­i del sacerdote — e che il seme dell’odio, invece, possa scomparire».

Di certo non sarà facile. «Annamaria metà del suo cuore l’ha perso» ci dice fuori dalla chiesa la signora Anna con gli occhi gonfi di lacrime. Antonio lo conosceva «sin da piccolo, un ragazzo meraviglio­so». Cresciuto in una famiglia «splendida, molto unita, persone alle quali non si può non voler bene: per me Annamaria è come una sorella più piccola». Per Antonio Anna era «la sua nonna di Trento, così mi chiamava». «Dovunque andasse pensava sempre a mamma e papà — ricorda — mandava sempre i messaggi, le foto. Persone con un cuore grande, bastava dire una parola e c’erano, sempre. Ma dovranno esserci ancora, li tireremo fuori di casa noi, vero?» afferma Anna cercando il conforto negli occhi delle donne che sono con lei.

Don Leonardell­i invoca il Signore «affinché con il suo aiuto possiamo essere vicini alla famiglia di Antonio, a Luana e a tutti i suoi cari». E di certo gli abitanti di Cristo Re non si tireranno indietro: «Nella sofferenza enorme generata da quanto accaduto e nell’incapacità di darvi una lettura o una spiegazion­e, il dato positivo è che c’è una comunità che si è compattata e riconosciu­ta attorno alla speranza di un miracolo per Antonio, anche se poi non è avvenuto — osserva Piergiorgi­o Franceschi­ni, giornalist­a del servizio comunicazi­one della diocesi residente in Cristo Re — Adesso la sfida è rimanere uniti per la famiglia, perché la difficoltà maggiore per loro inizierà il giorno dopo il funerale».

L’amica

«Dovunque andasse pensava sempre alla mamma e al papà Sono una famiglia unita e generosa, riusciremo a tirarli fuori vero?»

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PreghieraD­on Leonardell­i e alcuni conoscenti di Antonio ieri a Cristo Re

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