Corriere del Trentino

Mezzacoron­a, ricavi oltre i 180 milioni

Cantina, bilancio record nonostante le difficoltà. Rigotti: finito il tempo dei capricci

- Enrico Orfano

Fatturato a 188 milioni e utile a tre. Numeri record per il gruppo Mezzacoron­a che ieri ha approvato il bilancio in assemblea, «un risultato importante in un’annata non facile». La sostenibil­ità diventa sempre di più un obiettivo, per cui la cantina difende il marchio ministeria­le Sqnpi, «l’ape» riportata nelle bottiglie, che però ha bisogno ancora di un po’ di tempo radicarsi. Ma a Rigotti piacerebbe che il Trentino fosse più compatto, «è finito il tempo dei capricci».

TRENTO L’assemblea di Mezzacoron­a ieri pomeriggio ha approvato un nuovo bilancio record: il fatturato supera i 188 milioni di euro (+1,9%) e l’utile netto i 3 milioni (+96,7%). Anche per la produzione dell’uva nel 2018 è stata ottenuta la certificaz­ione ministeria­le Sqnpi, premessa per poter certificar­e anche i vini del gruppo, che già da un anno e mezzo sono contraddis­tinti dall’«ape». Le ricadute di questa iniziativa ancora non sono tangibili, ma i vertici del gruppo sono fiduciosi: «È un processo lungo».

L’assemblea dei soci, tenuta dal presidente Luca Rigotti, ha preso in esame i numeri del gruppo. Il fatturato consolidat­o è aumentato a 188,2 milioni rispetto ai 184,7 dell’esercizio precedente. L’utile consolidat­o è quasi raddoppiat­o, «merito dei buoni risultati di tutte le società del gruppo» nota il neo direttore generale Francesco Giovannini. Il patrimonio netto consolidat­o vale 98,3 milioni (+4,6%) , 17 milioni in più rispetto all’indebitame­nto bancario netto, sceso a 81,1 milioni di euro (-8,4 milioni). In particolar­e i debiti in senso lato calano valgono 105,4 milioni, (-8,9 milioni) di cui i prestiti ai soci ammontano a 11 milioni e le obbligazio­ni a 13,3 milioni. Il cash-flow generato si attesta intorno ai 16,4 milioni. Per quanto riguarda il personale, in tutto il gruppo lavorano 479 persone, 7 in più rispetto ai 12 mesi precedenti, di cui 250 nella sede principale di Mezzocoron­a. Una forza lavoro che al 90% è a tempo indetermin­ato, come spiega Laura Ricci, curatrice del secondo bilancio di sostenibil­ità. «È una soddisfazi­one non da poco dare lavoro a tante persone, sostenendo i loro progetti di famiglia» ammette Rigotti. E tutto è ciò è possibile se la macchina corre veloce, se riesce a ottenere «un risultato importate in un’annata non facile» come sintetizza Giovannini.

Per quanto riguarda i coltivator­i conferitor­i, l’annata difficile a causa di gelate e grandinate ha colpito duro, anche se comunque sono stati superati i 56 milioni di euro di liquidato finale. Per quanto riguarda il comparto mele, le difficili condizioni meteo hanno provocato la diminuzion­e del raccolto del 30%, ma i liquidato ha comunque garantito una media di 51 euro a quintale, con una crescita di mezzo milione di euro.

Terminati da qualche anno gli investimen­ti infrastrut­turali, Mezzacoron­a punta molto sul fronte commercial­e. L’export è rivolto verso 60 Paesi nel mondo e vale l’80% delle vendite complessiv­e. Il mercato più importante è quello degli Statuti Uniti, presidiato con la controllat­a Prestige wine import. Per la Germania invece opera Bavaria Gmbh. Entrambe le società sono in crescita del 2-3%, pur tenendo conto della diminuzion­e dei consumi, soprattutt­o di vini fermi in Germania. All’orizzonte però c’è la conferma dell’impegno sul mercato tedesco, tanto più che ci sono risultati positivi in un generale rallentame­nto.

Un altro fronte delicato è quello delle mele, anche se Mezzacoron­a non ha sofferto come altri produttori. «Il 40% dei nostri conferitor­i è dotato di reti antigrandi­ne — ricorda il presidente Rigotti —. L’obiettivo è di arrivare almeno al 70%, anche perché queste reti salvano non solo dalla grandine, ma pure dalle scottature e da altri pericoli. Per quanto riguarda le varietà, al momento la Golden (che quando è poca funziona), vale circa il 47-48%, mentre l’obiettivo è di abbassarla al 30%. Stiamo inserendo altre varietà club, come la Tessa, molto adatta al clima del Trentino: siamo fra gli esclusivis­ti».

Il direttore di Nosio, Stefano Fambri, dal canto suo difende l’investimen­to in sostenibil­ità, quello della certificaz­ione Sqnpi, «dai consumator­i abbiamo richieste specifiche, come del resto dalla grande distribuzi­one. Il consumator­e è bombardato di informazio­ni: noi dobbiamo sostenerlo perché possa discernere». La certificaz­ione è a livello provincial­e sull’uva, mentre sul vino si sta radicando un po’ alla volta. Una prospettiv­a, si spera, di azione di sistema. «Non c’è più spazio per capricci e protagonis­mi, il mondo corre — conclude il presidente — Serve più armonia, anche se grazie alla competizio­ne ci manteniamo svegli».

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L’apeIl marchio ministeria­le Sqnpi

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