L’EUROPA E I SUOI DETRATTORI RICORDIAMOCI DI ANTONIO
Nel nostro Paese deve succedere qualcosa di brutto perché si scopra che un problema esiste, si abbia il coraggio di denunciarlo nel male, si abbia la soddisfazione di segnalarlo nel bene. Antonio Megalizzi, il giovane reporter nostro conterraneo è morto per l’assurda logica dell’odio cieco. Era ed è purtroppo ora ancor di più il simbolo di quella gioventù preparata che ha studiato, che ha abbracciato gli ideali di popoli in cammino nonostante tutto, che ha il coraggio e l’entusiasmo di chiamarsi europeista. Come madre di una figlia europeista e convinta assertrice di quei valori che io ho avuto il privilegio generazionale di vedersi concretizzare nei Trattati e che nell’ambito del possibile ho difeso e promosso sempre, non posso che aggiungere il mio dolore per la morte insensata di Antonio, partecipare a quello della famiglia e della sua ragazza e condividere lo strazio dei suoi amici.
Quello che però non posso non sottolineare e l’ipocrisia degli aspetti pubblici di questo lutto. I politici e tutti gli ambienti esposti da quando c’è stato l’attentato non fanno che stracciarsi le vesti per l’Europa, quegli stessi ambienti, anche governativi, che stanno facendo di tutto per distruggerla per segnalarne l’inutilità, la coercizione economico-politica. Gente che dell’Europa non gliene frega assolutamente niente e che pensano che il Brennero sia già un confine troppo allargato, senza contare che ritengono il Mediterraneo un Mare nostrum con blocchi jersey sotto Lampedusa. La morte assurda di Antonio ha riportato alla luce un popolo di giovani cresciuto intelligentemente e culturalmente aperto e di un internazionalismo consapevole e vissuto. Che venga poi interpretato a Frosinone invece che a Bruxelles, non ha importanza. Ad ognuno la sua parte per quello che può fare.
Sono migliaia e sono la parte buona della nostra società. Io ne sono orgogliosa e spero che siano veramente il sale pulito e indispensabile del mondo di domani e di una società, oggi in gravi difficoltà populiste, razziste e sovraniste. È l’antidoto migliore di questi tempi in cui talvolta si ha l’impressione che il Paese, almeno in parte, abbia smarrito il buonsenso. E purtroppo dobbiamo piangere giovani vite stroncate dall’odio per rendercene conto. Lo ricordino quelli che esprimono a voce soltanto un cordoglio che poi nei fatti la settimana prossima continueranno a marciare in senso opposto.
Cara Grisenti,
Dovremmo pensare a persone appassionate come Antonio quando parliamo della crisi dell’Europa. E dovrebbe pensarci la classe politica — europea e nazionale — perché ci sono generazioni di ragazzi, che si sono costruiti un percorso partendo da posizioni non privilegiate, che hanno già sublimato qualsiasi sterile retorica sull’identità. L’identità è un porta aperta all’altro e l’Europa di oggi non può che essere un continente plurale dove si mescolano e si ibridano mille istanze culturali differenti. Speriamo che in un futuro non lontano possa esserci una spinta in questa direzione che sterilizzi le ambizioni dei cantori della frontiera. Realizzeremmo il sogno di Antonio.