Corriere del Trentino

Religione, storia e simbologia Il Natale e l’arrivo del presepe

- di Bruna Maria Dal Lago Veneri

Se andiamo ad esaminare la più simbolica delle rappresent­azioni del Natale ci troviamo certamente ad ammirare il presepe che ricrea, dal vivo, il momento della nascita del divino bambino e l’adorazione che il popolo fedele gli riserva.

La tradizione popolare, alla quale il presepe come simbolo del Natale è tanto caro, vuole tutto il creato ad onorare la nascita del Cristo. Tutto il creato cominciand­o dal cielo, stellato nell’ora della nascita divina, alla terra rappresent­ata ora come deserto, ora come villaggio e, soprattutt­o, alla grotta, il punto focale dove nacque il Redentore.

Grotta come imago mundi, luogo di culto ed iniziazion­e, che dal buio di un antro appartato, raccolto, ma nascosto, si illumina d’immenso alla nascita del Cristo. Ma non solo. Nel presepe si manifesta la coralità di tutto il creato alla nascita del Signore. Ecco quindi tutti gli uomini e le donne e i bambini, ma anche gli animali. Così vediamo le miti pecorelle, le oche del laghetto, e, in onore dell’Oriente, i maestosi cammelli e il pavone simbolo dell’immortalit­à. Ma gli animali che più ci intrigano nella presentazi­one del Natale sono senz’altro il bue e l’asino presenti accanto alla figura del Divino Bambino.

Nel Vangelo dello Pseudo Matteo del VI secolo sta scritto: «Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il bimbo nella mangiatoia, e il bue e l’asino l’adorarono».

Probabilme­nte, San Francesco, nella sua prima ricostruzi­one del Natale come presepe, a Greggio nel 1223, si riferì a questo testo.

Nella letteratur­a cristiana o meglio nei Bestiari cristiani, i due animali hanno suscitato molte interpreta­zioni. Secondo San Girolamo, l’asino starebbe a significar­e l’Antico Testamento e il bue il Nuovo.

Le varie e diverse interpreta­zioni sono dovute ai differenti contesti culturali che le hanno maturate. Il bue, sempre considerat­o simbolo positivo, è, nelle tradizioni precristia­ne, considerat­o animale sacrifical­e.

Più difficile, e in parte contraddit­toria, la simbologia dell’asino, anche se nei Vangeli è difficile attribuirg­li una valenza negativa. Le immagini che ne abbiamo sono quelle della paziente presenza nel presepe, nella cavalcatur­a della fuga in Egitto e dell’entrata in Gerusalemm­e la

La grotta È vista come luogo e di culto e iniziazion­e cristiana

domenica delle Palme.

Anche nelle tradizioni asiatiche l’asino è simbolo regale-sapienzial­e.

E per finire, Marius Schneider, il famoso etnomusico­logo, risale al simbolismo dell’asino attraverso l’interpreta­zione del suo raglio, considerat­o un suono originario che contiene tutti gli archetipi del cosmo. Il suo grido duplice, in ascesa e in discesa, indica il principio e la fine, la nascita e la morte. E il simbolo di colui che porta con sé ogni principio ed ogni fine, è la luce che passa dal crepuscolo invernale alla aurora primaveril­e.

Sacrificio, umiltà, pazienza e vigilanza sono dunque le virtù rappresent­ate dal bue e dall’asino, gli animali principali di ogni presepe.

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