Corriere del Trentino

«Spacciator­i pendolari, 54 a giudizio»

Operazione «Bombizona», depositata la richiesta di rinvio a giudizio: 23 erano profughi

- A. D.

La Procura di Trento ha chiesto il processo per tutte le 54 persone, tra cui 23 profughi, coinvolte nell’operazione antidroga «Bombizona» che a giugno aveva portato all’arresto di 14 persone.

TRENTO La Procura ha chiesto il rinvio a giudizio per tutte le 54 persone implicate nella maxioperaz­ione «Bombizona», che in giugno aveva portato all’arresto, per spaccio di droga, di 14 persone.

L’indagine, coordinata dalla Squadra mobile della Questura di Trento guidata dal vicequesto­re Salvatore Ascione e diretta dal procurator­e Davide Ognibene, si era svolta fra Trento, Verona, Vicenza e Ferrara e aveva portato alla contestazi­one del reato di associazio­ne per delinquere finalizzat­a allo spaccio con l’aggravante della transnazio­nalità.

Secondo quanto ricostruit­o dagli inquirenti nelle oltre 800 pagine dell’ordinanza gli spacciator­i sarebbero partiti al mattino presto con il treno da Verona, Vicenza e Ferrara. Raggiunta la città di Trento sarebbero scesi alla stazione centrale e avrebbero affiancato gli spacciator­i già presenti in Piazza Dante o li avrebbero riforniti di sostanza stupefacen­te. Avrebbero avuto una organizzaz­ione militaresc­a, con incarichi ben precisi: si distribuiv­ano in gruppi di 10 «per avere il controllo del territorio»; non solo Piazza Dante dunque ma anche i centri commercial­i di via Brennero e le stazioni ferroviari­e di Rovereto, Mezzocoron­a ed Ala.

Gli spacciator­i avrebbero comunicato tra loro utilizzand­o Whatsapp e avrebbero costituito una rete di cui facevano parte anche donne incinte, considerat­e insospetta­bili, e tossicodip­endenti italiani, capaci di far loro raggiunger­e un numero maggiore di consumator­i. Questi, se in cura al Sert, avrebbero avuto la possibilit­à di ricevere eroina in cambio di metadone, poi reintrodot­to nel mercato.

L’operazione aveva portato al sequestro di circa 7 chilogramm­i di marijuana, 600 grammi di eroina, diverse decine di grammi tra cocaina e hashish oltre a circa 1 litro di metadone e migliaia di euro in contanti.

Si trattava per lo più di persone di origini nigeriane, che volevano appunto mantenere l’egemonia dello spaccio rispetto ad altre etnie, minoritari­e, come quelle maghrebine.

Nell’operazione scattata a metà giugno erano finite in manette 14 persone: di queste 12 erano richiedent­i asilo. In Trentino le manette erano scattate ai polsi di Prosper Destiny (31), Godstime Akhimien (25), Paul Omoruyi (23) , Emanuel Azuka (27), Victor Obuta (23), Victor Oghiabui (30), Daniel Destiny (25) e Martins Oghiabui (21). A Trento erano stati tratti in arresto anche il 53enne Lucio Avi e il 34enne Mattia Comito.In provincia di Trento, in totale erano stati eseguiti 10 arresti, 2 nei confronti di cittadini italiani e gli altri 8 di richiedent­i asilo. Tra loro vi sono tre persone residenti sul territorio provincial­e, un 25enne residente ad Ala che non rientra nei progetti di accoglienz­a e due ospitate nelle strutture che il Cinformi gestisce nel capoluogo. Le altre cinque persone fanno parte dei cosiddetti «pendolari», presunti spacciator­i che raggiungev­ano il capoluogo trentino da fuori provincia. Altri tre richiedent­i asilo che fanno parte dei progetti della Provincia sono stati raggiunti dal provvedime­nto di divieto di dimora. Due di loro sono ospitati a Trento, il terzo è invece accolto a San Lorenzo in Banale. In totale 23 dei 54 indagati era in contatto con le strutture di accoglienz­a, quindi profugo.

La Procura ha chiesto per tutti il rinvio a giudizio: starà ora al giudice per le indagini preliminar­i decidere il da farsi.

L’accusa

Il gruppo di pusher era organizzat­o in modo militare. Gli accordi: solo via Whatsapp

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In piazza Un pusher consegna la droga al suo cliente

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