Sicurezza e valli: la linea Fugatti
Bilancio dei primi cento giorni. Tanti stop ai progetti pregressi. Pomini duro: solo slogan
Tagli agli stranieri, bus gratis agli over settantenni, ma anche «nuovo» assegno unico e controlli sui treni. È composto di molte promesse elettorali il bilancio dei primi cento giorni del governo di Maurizio Fugatti. Un mandato, il suo, iniziato in modo traumatico con l’emergenza maltempo e proseguito con iniziative mirate — come lo stop ai corsi di genere e alla cooperazione internazionale — e con azioni legate al rapporto con il territorio. «Ma il nulla non si può giudicare» è il giudizio netto di Lorenzo Pomini (Cisl).
TRENTO Alcune sfide non le aveva proprio messe in conto. Prima fra tutte, l’emergenza provocata dal maltempo di fine ottobre. Ma altre partite le aveva probabilmente nel mirino fin dalla campagna elettorale. Come il taglio ai servizi di accoglienza per gli stranieri, lo stop ai contributi alla cooperazione internazionale e l’avvio di controlli su treni e autobus.
A cento giorni dalla sua nomina ufficiale a presidente della Provincia (avvenuta il 3 novembre), Maurizio Fugatti può tracciare il suo primo bilancio di legislatura. Con alcuni provvedimenti portati a casa e altri, per ora, rimasti nel «cantiere» degli annunci.
Un mandato, quello di Fugatti, iniziato in modo «traumatico»: l’eccezionale ondata di maltempo che ha devastato il Trentino a fine ottobre ha costretto l’amministrazione a intervenire subito. Cercando di recuperare le risorse necessarie per far fronte ai danni con una variazione di bilancio che l’Aula ha approvato pochi giorni fa.
E proprio in questa variazione si ritrovano anche altre decisioni che hanno caratterizzato i primi cento giorni del governatore: lo stop alle gestioni associate, discusso in Consiglio delle Autonomie. E soprattutto il «nuovo» assegno unico, con l’aumento del requisito di residenza a dieci anni in Italia per il sostegno al reddito. Misura, quest’ultima, che penalizza in particolare gli stranieri. Gli stessi che, in questi mesi, sono stati al centro di altri interventi del nuovo esecutivo provinciale. A iniziare dai tagli ai servizi di accoglienza destinati agli immigrati, con lo stop ai corsi di italiano e al supporto psicologico, la progressiva chiusura del centro di Marco e la riduzione del Cinformi. Ma nella stessa direzione va il taglio alle agevolazioni per l’utilizzo del traporto pubblico da parte dei richiedenti asilo: provvedimento, questo, annunciato insieme alla decisione di rendere gratuiti gli spostamenti sui mezzi pubblici per i trentini con più di settant’anni, a prescindere dal reddito.
«Congelati» fino a marzo, in attesa di valutazioni, i contributi per i progetti di cooperazione internazionale allo sviluppo. E allo stesso modo sono stati stoppati i corsi di genere nelle scuole (una decisione contrastata da una petizione firmata finora da quasi diecimila persone).
E se a dicembre Fugatti ha celebrato la riapertura del punto nascite di Cavalese (in un percorso avviato dalla precedente amministrazione), sul fronte della sicurezza il governatore è intervenuto prima prevedendo controlli su treni e autobus e poi prospettando guardie private davanti alle chiese cittadine: progetto poi «ridisegnato» al termine di un confronto (a tratti aspro) con il sindaco del capoluogo Alessandro Andreatta. Mano pesante del governatore anche sui grandi carnivori, con la convocazione di un comitato per l’ordine e la sicurezza sul lupo.
Sullo sfondo, il rapporto con i cittadini (ogni martedì Fugatti ascolta i trentini nel suo ufficio), con i territori (la giunta si è riunita in questi mesi sempre «fuori porta», molto spesso nei collegi dove a maggio si tornerà a votare). E ancora il rapporto con Bolzano (per la costruzione della giunta regionale) e quello con lo Stato, con il delicato braccio di ferro sull’A22. Senza contare l’«evergreen»: la Valdastico, il cui dibattito segna il passo da ormai cinquant’anni.