Trasportatori: il numero chiuso distrugge l’economia
Le aziende bocciano il «tetto». Arcese: «Ci considerano pericolosi» Baumgartner: fermare la mobilità significa distruggere l’economia
Itrasportatori bocciano il «dosaggio» ai caselli dei mezzi da far entrare in autostrada, deciso nel vertice dell’Euregio di venerdì dopo il caos neve in A22. Baumgartner attacca: «Non è una soluzione e sposta il problema sul Veneto. Così distruggono l’economia». E il trentino Arcese aggiunge: «Non siamo pericolosi»
BOLZANO — Presidente, scusi, ma come la mettiamo con il «numero chiuso» in autostrada, concordato nel vertice dell’Euregio di venerdì?
«Ascolti, prima di risponderle, mi permetta di fargliela io una domanda. Cosa ce ne facciamo del 10% di mele che esportiamo in tutta Europa? Ce le mangiamo, qui, tutte noi? E del vino e di tutti gli altri prodotti? Vede, l’economia funziona con i trasporti, che sono come il sangue nelle vene. Se lo blocchi, fermi la vita».
E’ chiaro e senza peli sulla lingua, come nel suo stile, Thomas Baumgartner, presidente di Anita (l’Associazione nazionale imprese trasporto, ndr), che boccia, senza appello, il dosaggio ai caselli dei mezzi da far entrare in autostrada, in caso di situazioni di difficoltà dettate dal meteo o da flussi intensi di traffico.
La ricetta è uscita dall’incontro tra i presidenti delle Province di Bolzano e Trento, Arno Kompatscher e Maurizio Fugatti, e la vicepresidente del Tirolo, Ingrid Felipe, presenti i vertici di A22 e la Protezione civile. Un vertice organizzato dopo il caos dello scorso fine settimana, con code chilometriche e auto e tir bloccati nella neve per anche 20 ore.
«Il dosaggio — spiega Baumgartner — non è una soluzione e sposta il problema su altre regioni, come il Veneto. Così come, quello del Tirolo, ha spostato le criticità su di noi. Non bisogna solo garantire la mobilità delle persone, come per il turismo, ma anche quella dei trasporti. Il compito della politica è, quindi, di trovare soluzioni che garantiscano per l’economia un interscambio con i paesi del Nord, senza restrizioni.
E sull’aumento dei flussi di traffico su un’autostrada costruita negli anni Sessanta, Baumgartner rimarca: «La mobilità è aumentata perché è aumentato l’export, che ha fatto crescere anche il Pil (Prodotto interno lordo, ndr). Ma l’autostrada è utilizzata solo per metà. Togliamo, quindi, i divieti del fine settimana e apriamola 24 su 24 per 6 giorni alla settimana. E, soprattutto, facciamo viaggiare i tir la notte».
Più soft è il commento che arriva da Matteo Arcese, presidente dell’omonimo gruppo con sede in Trentino. «Le persone - spiega — oggi ordinano la merce e la vogliono subito a casa. E questo non avviene magicamente, o con l’utilizzo di droni. Questo è possibile solo grazie a un sistema complesso di trasporti. La nostra attività, però, viene considerata pericolosa e tutto questo è frustrante».
Per Arcese, che non si dice contrario al dosaggio dei mezzi, questa soluzione, però, non risolve il problema. «L’Autostrada, in occasione della nevicata, ha fatto un buon lavoro. Il problema è che, sia auto che tir, non rispettano le regole. E allora, anche se si introduce il numero chiuso, ma in autostrada ci sono mezzi con ruote lisce o senza catena che si mettono di traverso, il problema continua ad esserci. Tutti devono rispettare le prescrizioni previste. Caso mai, sarebbero da attrezzare meglio le stazioni di servizio, che ormai scoppiano di tir in sosta».
Il presidente di Anita
«Esportiamo tante mele. Cosa ne facciamo? Le mangiamo tutte qui?»