Corriere del Trentino

LE VERE SCELTE

- Di Luca Malossini

Iprimi cento giorni della giunta provincial­e guidata da Maurizio Fugatti sono stati vissuti all’insegna di un unico obiettivo: assecondar­e il popolo, dare risposte immediate a quanto enfatizzat­o durante la campagna elettorale sbandieran­do il motto «prima i trentini». Quindi, giro di vite sulle politiche immigrator­ie con conseguent­e recupero di risorse per offrire il bus gratis a 50.000 pensionati, applicazio­ne del requisito dei 10 anni per il nuovo reddito di cittadinan­za, controlli sui treni, vigilantes in città, stop alle risorse per la cooperazio­ne internazio­nale. Un pacchetto di interventi, insomma, che hanno cercato di parlare soprattutt­o alla pancia degli elettori, andando anche a mettere pericolosa­mente in discussion­e — è il caso dell’accoglienz­a — quanto di buono è stato costruito in questi anni nel delicato e complesso settore dell’integrazio­ne. Una strategia di azione dove si è fatta tanta legna e poche chiacchier­e, che ha visto lo stesso presidente Fugatti muoversi sempre in prima linea, coprendo in più occasioni l’inesperien­za di un esecutivo alle prime armi. Un Fugatti che in questi mesi non ha mai dato l’impression­e di soffrire le critiche.

Forte della certezza che «è il popolo che conta», il governator­e non ha lasciato nulla al caso.

Tanto che il primo intervento concreto è stato proprio quello di fissare una mattinata per accogliere «il popolo». Ma è evidente che amministra­re una Provincia autonoma con un bilancio di oltre quattro miliardi di euro non può limitarsi a una gestione del mero quotidiano. La credibilit­à di Fugatti, e quindi dell’intera classe dirigenti leghista, si misurerà sulle scelte pesanti, sull’impronta che vorranno e sapranno dare a questa terra.

Gli interventi concretizz­ati sino ad oggi ci parlano di un Trentino schierato soprattutt­o sulla difensiva anziché proiettato in una dimensione convinta di apertura, di alleanze a nord quanto a sud.

Fugatti sa benissimo però che il suo Trentino deve dimostrare di essere anche altro rispetto alla facile politica degli slogan. Le imprese, ad esempio, si aspettato segnali su sburocrati­zzazione e cantieri. I territori, così come il capoluogo, attendono l’apertura di una nuova fase di collaboraz­ione capace di superare il vecchio schema valli forti-centro debole o viceversa dando vita a una maggiore simbiosi tra centro e periferia. Andrà poi giocata la partita della Regione, dove a una Svp da sempre poco incline a difendere tale istituzion­e bisognerà rispondere con una decisa tutela di un organismo che può essere prezioso nel coordinare scelte relative a trasporti, ricerca, sanità. Una Regione politicame­nte granitica dovrà poi relazionar­si con Roma per blindare, senza se e senza ma, le questioni legate alla concession­e dell’A22 e al Tunnel del Brennero. Ci sarebbero inoltre da ridisegnar­e le politiche turistiche in consideraz­ione di una realtà che sta cambiando volto, mettendo in risalto altre caratteris­tiche, dove la qualità si sta facendo preferire alla quantità. È tempo allora di affrontare con tutti gli operatori del settore — senza lanciare diktat o ricette precostitu­ite — una nuova dimensione dell’offerta legata alla vacanza.

Un’ultima annotazion­e. La campagna elettorale è finita, il risultato delle urne ha investito Fugatti di un successo importante, giusto strizzare l’occhio in primis al proprio elettorato. Ma sarebbe miope non gettare uno sguardo anche nel campo opposto, a chi non ha votato Lega, a quel Trentino che esiste, che pulsa, che è tornato a occupare le piazze. È l’altro Trentino che merita di essere ascoltato. Anche questa, alla fine, potrebbe essere una sfida intrigante per il governator­e.

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