LE VERE SCELTE
Iprimi cento giorni della giunta provinciale guidata da Maurizio Fugatti sono stati vissuti all’insegna di un unico obiettivo: assecondare il popolo, dare risposte immediate a quanto enfatizzato durante la campagna elettorale sbandierando il motto «prima i trentini». Quindi, giro di vite sulle politiche immigratorie con conseguente recupero di risorse per offrire il bus gratis a 50.000 pensionati, applicazione del requisito dei 10 anni per il nuovo reddito di cittadinanza, controlli sui treni, vigilantes in città, stop alle risorse per la cooperazione internazionale. Un pacchetto di interventi, insomma, che hanno cercato di parlare soprattutto alla pancia degli elettori, andando anche a mettere pericolosamente in discussione — è il caso dell’accoglienza — quanto di buono è stato costruito in questi anni nel delicato e complesso settore dell’integrazione. Una strategia di azione dove si è fatta tanta legna e poche chiacchiere, che ha visto lo stesso presidente Fugatti muoversi sempre in prima linea, coprendo in più occasioni l’inesperienza di un esecutivo alle prime armi. Un Fugatti che in questi mesi non ha mai dato l’impressione di soffrire le critiche.
Forte della certezza che «è il popolo che conta», il governatore non ha lasciato nulla al caso.
Tanto che il primo intervento concreto è stato proprio quello di fissare una mattinata per accogliere «il popolo». Ma è evidente che amministrare una Provincia autonoma con un bilancio di oltre quattro miliardi di euro non può limitarsi a una gestione del mero quotidiano. La credibilità di Fugatti, e quindi dell’intera classe dirigenti leghista, si misurerà sulle scelte pesanti, sull’impronta che vorranno e sapranno dare a questa terra.
Gli interventi concretizzati sino ad oggi ci parlano di un Trentino schierato soprattutto sulla difensiva anziché proiettato in una dimensione convinta di apertura, di alleanze a nord quanto a sud.
Fugatti sa benissimo però che il suo Trentino deve dimostrare di essere anche altro rispetto alla facile politica degli slogan. Le imprese, ad esempio, si aspettato segnali su sburocratizzazione e cantieri. I territori, così come il capoluogo, attendono l’apertura di una nuova fase di collaborazione capace di superare il vecchio schema valli forti-centro debole o viceversa dando vita a una maggiore simbiosi tra centro e periferia. Andrà poi giocata la partita della Regione, dove a una Svp da sempre poco incline a difendere tale istituzione bisognerà rispondere con una decisa tutela di un organismo che può essere prezioso nel coordinare scelte relative a trasporti, ricerca, sanità. Una Regione politicamente granitica dovrà poi relazionarsi con Roma per blindare, senza se e senza ma, le questioni legate alla concessione dell’A22 e al Tunnel del Brennero. Ci sarebbero inoltre da ridisegnare le politiche turistiche in considerazione di una realtà che sta cambiando volto, mettendo in risalto altre caratteristiche, dove la qualità si sta facendo preferire alla quantità. È tempo allora di affrontare con tutti gli operatori del settore — senza lanciare diktat o ricette precostituite — una nuova dimensione dell’offerta legata alla vacanza.
Un’ultima annotazione. La campagna elettorale è finita, il risultato delle urne ha investito Fugatti di un successo importante, giusto strizzare l’occhio in primis al proprio elettorato. Ma sarebbe miope non gettare uno sguardo anche nel campo opposto, a chi non ha votato Lega, a quel Trentino che esiste, che pulsa, che è tornato a occupare le piazze. È l’altro Trentino che merita di essere ascoltato. Anche questa, alla fine, potrebbe essere una sfida intrigante per il governatore.