Corriere del Trentino

Legionella, partono le cause «Ora vogliamo chiarezza»

Il figlio di una delle vittime: «Mio papà è sempre stato bene». Accertamen­ti sugli altri malati

- Dafne Roat Antonio Andreotti

«Mio papà stava bene, vogliamo chiarezza». È Andrea Marchesani a parlare, il figlio di Celestino, l’anziano di Adria morto lo scorso agosto per legionella che aveva contratto dopo un soggiorno a Molveno. I familiari sono intenziona­ti a fare causa. Intanto sono in corso indagini sugli altri turisti ammalati.

TRENTO Sconcerto, timore e amarezza, ma soprattutt­o desiderio di capire e chiarire perché una vacanza, un periodo di relax in hotel si è trasformat­o in tragedia. L’apertura del fascicolo d’indagine sulla morte per legionella dei tre turisti ospiti di altrettant­e strutture ricettive ad Andalo e Molveno e l’iscrizione nel registro degli indagati di otto persone ha scatenato i timori di chi aveva già prenotato il soggiorno per la prossima stagione estiva. Qualcuno ha agguantato il telefono e ha chiamato le Apt per avere informazio­ni, altri si sono rivolti alle forze dell’ordine. I sindaci di Molveno e Andalo, Luigi Nicolussi e Alberto Perli, rassicuran­o: «Non ci son più rischi, come confermano le ultime analisi». Ma ora si muovono anche i familiari dei tre anziani e chiedono risposte.

«Procederò con l’avvocato perché sia fatta chiarezza su cosa è successo a mio padre e per fare causa». A parlare è l’adriese Andrea Marchesani, figlio di Celestino che è deceduto lo scorso 9 agosto all’ospedale di Adria (Rovigo) dopo aver soggiornat­o in un hotel a Molveno dove avrebbe contratto la legionella. «Mio papà — spiega Andrea Marchesani –— è sempre stato bene, e non era debilitato. Ha soggiornat­o in un hotel a Molveno per tre giorni a fine luglio dello scorso anno, e quando è tornato a casa si è ammalato. Solo dopo le verifiche, calcolando i tempi di incubazion­e della legionella, abbiamo capito che l’aveva contratta in Trentino e non quando era tornato ad Adria».

Celestino Marchesani, un ex muratore in pensione, ha lasciato due figli e la moglie. «Per i miei familiari Molveno è sempre stato un luogo molto frequentat­o per la villeggiat­ura d’estate — riprende Andrea Marchesani — non sempre nello stesso hotel ma a seconda della disponibil­ità». Andrea Marchesani non è l’unico a volere risposte. Si stanno muovendo anche i familiari di un turista milanese che è tuttora ricoverato a causa delle complicazi­oni da legionella, l’uomo aveva trascorso un periodo di vacanza sull’altopiano della Paganella e al suo rientro a casa avrebbe iniziato ad accusare i primi sintomi. Poi, dopo il ricovero in ospedale, è arrivata la conferma: aveva contratto la malattia del legionario. Ma sono subito sorte delle complicazi­oni ed è tuttora ricoverato in ospedale. Il suo avvocato nei giorni scorsi ha preso contatti con la Procura di Trento e ha chiesto copia degli atti per valutare come procedere. Una strada che potrebbero intraprend­ere anche i familiari delle I carabinier­i del Nas di Trento hanno analizzato una mole di documenti sui dati delle analisi condotte altre due vittime del contagio. Piermaria Maggi, 82 anni, di Pavia, aveva soggiornat­o in un hotel di Andalo ed è morta all’ospedale Santa Chiara di Trento il 16 agosto scorso. Pochi giorni dopo, il 22 agosto, sempre nel nosocomio trentino si era spento Alessandro Barbera, 85 anni, di Milano. Stessa diagnosi e stesso triste destino.

Le indagini dei carabinier­i del Nas di Trento sembrano lasciare pochi dubbi sulla causa del contagio. Gli accertamen­ti, secondo la ricostruzi­one dell’accusa e le analisi effettuate dall’Azienda sanitaria di Trento, hanno messo in luce una sottovalut­azione del rischio legionello­si da parte di quasi tutte le strutture ricettive, sono 14 quelle finite al centro dell’inchiesta, e una non corretta manutenzio­ne degli impianti termo sanitari. In particolar­e non ci sarebbe stata una gestione adeguata delle temperatur­e nella rete di distribuzi­one interna e dei serbatoi di accumulo dell’acqua sanitaria, che sarebbe stata molto inferiore rispetto alle linee guida, causando così la proliferaz­ione del batterio. Ora il pm Marco Gallina, titolare del fascicolo d’indagine, ha ordinato ulteriori approfondi­menti sugli altri ospiti che si sono ammalati dopo aver soggiornat­o l’estate scorsa sull’altopiano della Paganella. Sono diciannove in tutto, la maggior parte sono anziani, c’è anche un turista quasi novantenne e diversi ottantenni, ma si sarebbe ammalato anche un trentenne e un uomo di cinquant’anni. Si tratta tutti di ospiti arrivati da diverse parti d’Italia: Pavia, Cividale del Friuli, Modena, Alessandri­a, Ferrara, La Spezia, Macerata e Bari, tra questi c’è anche un padovano che, però, non sarebbe grave. La Procura, che al momento procede per omicidio colposo e lesioni colpose aggravate dalla violazione della normativa sul lavoro, vuole stabilire se c’è un nesso di causalità tra il contagio e il soggiorno nelle strutture ricettive della Paganella, per questo chiederà un incidente probatorio e ordinerà una perizia medico legale.

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Le indagini

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