Corriere del Trentino

Andreatta e il ricordo «Bisogna spiegarle Scuola decisiva»

- Sara Alouani

TRENTO «Una giornata dedicata al ricordo, all’informazio­ne e soprattutt­o all’istruzione dei giovani per fare sì che atrocità come quella delle foibe non si ripetano più». Apre così il sindaco di Trento Alessandro Andreatta il discorso conclusivo della cerimonia dedicata agli italiani vittime del massacro avvenuto in Venezia Giulia e in Dalmazia tra il 1943 e 1945. Un’atrocità basata su ragioni «etnico-nazionalis­te» che, secondo Andreatta «bisogna imparare a spiegare, condividen­do la storia e il dolore delle vittime specialmen­te nelle scuole poiché — continua — è importante che i nostri giovani conoscano e riconoscan­o questo terribile massacro. Attraverso l’istruzione ci impegniamo a fare in modo che eventi simili non si ripetano più».

Una vera e propria «pulizia etnica», aggiunge il presidente della giunta provincial­e Maurizio Fugatti, che vede tra le vittime delle foibe «cittadini italiani in primis. Tra i caduti — specifica Fugatti — non ci sono stati solo fascisti ma anche membri della resistenza e civili non impegnati in politica». La sottolinea­tura è scaturita in risposta alle recenti polemiche sulla giornata del ricordo e sul film «Red Land» che hanno visto i muri del cinema Astra imbrattati (e poi la sede della Lega, arcivescov­ile e altri edifici) con scritte di mano anarchica che collegavan­o le foibe a movimenti anti-fascisti sulle quali anche Sandro Lombardi, commissari­o del governo di Trento, ha voluto esprimersi. «Si tratta di una raccapricc­iante realtà nella quale l’unica colpa delle vittime era essere italiani, di qualsiasi classe sociale o partito politico — spiega Lombardi —. Molti profughi sono stati obbligati a nascondere la loro identità definendos­i meramente triestini per sopravvive­re, nonostante fossero tutti italiani».

Il messaggio dell’importanza della giornata del ricordo è esteso a livello europeo poiché, precisa Roberto De Bernardis, presidente dell’Associazio­ne nazionale Venezia Giulia e Dalmazia «il dolore delle foibe, come quello della Shoah, deve essere riconosciu­to da tutti per porre fine ai confini che sono causa di conflitti interminab­ili». Il 10 febbraio vuole quindi essere un inno all’istruzione attiva, piuttosto che una giornata dedicata ad un mero ricordo percepito passivamen­te. «Tali orrori, che sono un’offesa alla dignità umana — conclude Lombardi — devono servirci come lezione per costruire un futuro in progresso in nome della democrazia».

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In Comune La cerimonia di ieri

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