Gioco d’azzardo Proposta del M5s «Limitare gli orari di slot e lottery»
Limitare gli orari di esercizio delle sale gioco, ma anche i tempi di funzionamento di slot machine e videolottery collocate in bar, esercizi commerciali, rivendite di tabacchi o sale bingo, dalle 14 alle 18 e dalle 20 alle 24: lo chiedono i consiglieri del Movimento 5 stelle di Trento attraverso una mozione che sarà oggetto di un percorso di riflessione in seno alle commissioni bilancio e politiche sociali. «L’obiettivo è predisporre un’ordinanza che poi il sindaco possa emanare — spiega il capogruppo Andrea Maschio — consci che non si tratti della soluzione al problema del gioco d’azzardo, ma comunque l’inizio di un tentativo di regolamentazione da parte dell’amministrazione». Secondo i dati del Servizio per le dipendenze e l’alcologia dell’Azienda sanitaria, nel 2018 la struttura ha registrato circa cinquanta nuovi accessi dovuti al gioco d’azzardo, «numeri in linea con il resto d’Italia» spiega la dottoressa Ermelinda Levari, che domani interverrà in commissione. La fascia d’età più rappresentata è quella compresa fra i 40 e i 50 anni: le persone sono prevalentemente di sesso maschile, mentre le donne si avvicinano al gioco in età più avanzata. Circa 110 i pazienti in carico (erano una ventina nel 2010). Il problema più rilevante riguarda le slot machine, ma c’è anche chi ha sviluppato una dipendenza da gratta e vinci e scommesse sportive. «Un fenomeno che si sta espandendo è quello del gioco online» prosegue Levari. I Cinque stelle, invece, nella loro mozione parlano dei «338 milioni bruciati in Trentino nel 2017 a causa del gioco d’azzardo» e citano il bilancio di previsione 2018 della Provincia (la mozione è di agosto) che alla voce «Imposta unica sui concorsi pronostici e sulle scommesse» ha previsto entrate in fortissima crescita rispetto al 2017, «da 32 a 50,7 milioni».«È noto ormai come il gioco d’azzardo patologico sia inquadrato come una malattia sociale nell’ambito delle dipendenze, al pari di droghe e alcol — osserva ancora Maschio — ma questa amministrazione per paura di eventuali ricorsi non ha mai fatto nulla, mentre noi crediamo sia necessario prendere posizione». Per questo il gruppo, quando a ottobre la mozione è arrivata in consiglio, ha accettato di farla passare al vaglio delle commissioni per farla diventare inattaccabile sul piano legale. Nelle otto pagine già si riportano previsioni di legge, circolari ministeriali, direttive della comunità europea, sentenze. «La Provincia ha deciso di verificare l’applicabilità di tale previsione e di istituire poi un tavolo di confronto con i Comuni — fa sapere Maschio — ma ancora non se ne è fatto nulla: il capoluogo ha il coraggio di muoversi prima che Piazza Dante gli detti qualcosa?». Il consigliere si augura che «entro due o tre mesi» le commissioni siano in grado di stilare l’ordinanza. «Quella della regolamentazione è la strada da percorrere — ammette il presidente della commissione politiche sociali Michele Brugnara (Pd) — inizieremo un approfondimento degli aspetti sociali legati alla dipendenza da gioco d’azzardo e poi affronteremo l’aspetto economico, ascoltando baristi, tabaccai, titolari di piccoli esercizi per i quali gli apparecchi da gioco sono una fonte di reddito importante». Secondo Brugnara è necessario riflettere sulle possibilità del Comune per intervenire su entrambi i fronti: da un lato ridurre gli orari, dall’altro «provare a capire se si possa agire sulla leva fiscale, magari riducendo alcune tasse di competenza locale agli esercenti».