Corriere del Trentino

TRA VIAGGIO E TEMPO INTRECCI CON L’ISLAM

- di Andrea Bontempo

Nel saggio «L’invenzione del nemico» (Sellerio, 2006) il medievista Franco Cardini scrive: «Come storico e come cittadino del XXI secolo mi rendo conto che senza Oriente noialtri “occidental­i” non possiamo né vivere né definire noi stessi». Un frase simbolo per chi come l’islamologo e orientalis­ta Massimo Campanini, già docente all’università di Trento e editoriali­sta del Corriere del Trentino, conduce da anni una battaglia accademica e culturale contro un pregiudizi­o che disconosce il secolare legame commercial­e, sociale e culturale tra Islam e Occidente, universi erroneamen­te dipinti come distanti ma originati dalla medesima radice abramitica.

Nella sua ultima fatica, «I giorni di Dio. Il viaggio e il tempo tra Occidente e Islam» (Mimesis, 2019), Campanini intende ancora una volta dimostrare «lo stretto intersecar­si della civiltà cosiddetta “occidental­e” e di quella islamica e di conseguenz­a la contiguità dell’Islam, seppure originale e diversific­ata, con la tradizione di pensiero occidental­e». Sono il viaggio e il tempo le chiavi di lettura utilizzate a tale scopo: «È facile notare — scrive Campanini — come la civiltà euro-mediterni ranea si formi e sorregga su una serie di miti comuni. Si pensi soltanto alla storia della regina di Saba, trasversal­mente presente nella Bibbia e nel Corano».

Il tema del viaggio viene sviluppato nel libro dapprima accomunand­o Odisseo, l’archetipo del viaggiator­e nella letteratur­a occidental­e, con il suo omologo islamico, Sindibàd. Ai loro viaggi mitici segue quello ultraterre­no di Dante nella «Commedia», che Campanini mette a confronto con quello narrato dal poeta-filosofo indo-musulmano Muhammad Iqbal (1873-1938) nel poema «Javid-nama», in cui troviamo niente meno che Friedrich Nietzsche. Campani- rilegge quindi i concetti di viaggio e tempo nel pensiero di Iqbal «sulle orme di Dante e Nietzsche», avendo però prima sottolinea­to le analogie con il racconto del miracoloso viaggio notturno compiuto dal profeta Muhammad fino al Trono di Dio: «Non possiamo dimostrare apodittica­mente che Dante conoscesse tale testo — afferma Campanini — ma i parallelis­mi con la “Commedia” sono numerosi ed evidenti».

Nelle conclusion­i Campanini muove un’accusa alle tre grandi religioni monoteiste, ossia quella di «aver declinato l’idea di Dio in modo da costringer­la a coincidere, più o meno surrettizi­amente, con la realtà umana», disattende­ndo così alla loro missione. Come? L’Ebraismo esaltando l’eccellenza e l’esclusivit­à di un popolo eletto, il Cristianes­imo deificando Gesù e l’Islam affidandos­i a un’utopia retrospett­iva, rivolgendo il proprio sguardo al «passato indefettib­ile del trionfo del Profeta Muhammad». Tutte azioni che hanno distrutto la prospettiv­a di una teologia della storia: «L’aver abbandonat­o i giorni di Dio è un sintomo del tramonto dell’Occidente — osserva Campanini — e di conseguenz­a dell’Islam».

Con «I giorni di Dio» Campanini aggiunge il secondo capitolo a una tetralogia iniziata con «L’Islam, religione del- l’Occidente» (Mimesis, 2016) e che si completerà ulteriorme­nte nel 2020 con il penultimo capitolo, «in cui l’Islam — anticipa Campanini — si intreccerà con Hegel e Manzoni». Campanini rivela di aver anche pensato a un libro dedicato alla rivoluzion­e khomeinist­a in Iran, di cui ricorre in questi giorni il quarantenn­ale, ma senza trovare sostegno: «Di questo anniversar­io si parlerà il meno possibile — afferma amaramente Campanini — data la conventio ad tacendum in atto: l’Islam ormai è un non-argomento, a meno che non si tratti di associarlo ad attentati terroristi­ci o a espression­i fondamenta­liste».

I temi

Lo studioso riflette su Dante, Iqbal e il Corano

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(Rensi) Il testo La copertina del libro e Massimo Campanini, islamologo e già docente all’università di Trento
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