Carispa respinge l’invito «Non ci servono capitali»
BOLZANO «La nostra banca non ha necessità di rafforzamento di capitale. Non ci stiamo guardando intorno, e non stiamo orientando gli sguardi fuori provincia». Alle sollecitazioni da parte di Volksbank che mirano a unire le forze per una soluzione altoatesina sul fronte del credito, rispondono così il presidente di Sparkasse Gerhard Brandstätter e l’amministratore delegato Nicola Calabrò.
Il richiamo innanzitutto è alla ricapitalizzazione di fine 2015 (204 milioni la componente azionaria, 45 milioni la parte obbligazionaria destinata agli investitori istituzionali). «Quattro anni fa abbiamo varato un percorso di rafforzamento, che ha portato Carispa a un adeguato livello di capitalizzazione. Adesso possiamo guardare al futuro, non abbiamo bisogno di ulteriore capitale, né a breve né a medio periodo».
L’indicatore fondamentale della solidità patrimoniale, il Cet1, nel 2018 è arrivato al 12,3%, in crescita di quasi un punto percentuale rispetto al 2017 (11,44%). «Nei prossimi 12-18 mesi — prosegue Calabrò — andranno a compiersi processi che porteranno ulteriori benefici patrimoniali, che si tradurranno in un ulteriore crescita dell’1% del Cet1. È vero, due o tre anni fa ci siamo posti il problema della dotazione di capitale adeguata, ma oggi la banca dispone di un’adeguata base patrimoniale».
Se il presidente di Volksbank Otmar Michaeler spinge per un rafforzamento in Alto Adige al fine di evitare l’ingresso di capitali da fuori provincia, Calabrò tranquillizza: «Non esiste alcun dossier. Non ci stiamo guardando intorno, perché non ne abbiamo bisogno».
Una possibile fusione fra Volksbank e Sparkasse potrebbe avere effetti non innocui sulla forza lavoro: «Fra le due banche ci sarebbe una sede centrale in più, con un peso in termini occupazionali da dover gestire che potrebbe riguardare circa 300 persone. Altro tema: si potrebbero presentare problemi di concentrazione di crediti. Se un cliente attualmente può avere normalmente attive due linee di credito con ciascuno dei due istituti, in caso ci fosse la fusione il fatto potrebbe diventare problematico, perché a quel punto si verificherebbe un eccesso di fidi verso un cliente da parte di una sola banca».
Sul fronte patrimoniale Sparkasse non ha necessità di fusioni, ma da altri punti di vista? «Potrebbe avere un valore una dimensione doppia, significherebbe maggior forza — riprende l’ad — Ma per ora non ne sentiamo l’esigenza. Un domani si potrebbe fare un’analisi di fattibilità delle varie opzioni, ma intanto il cda intende proseguire il percorso di sviluppo della banca in autonomia. Comunque in futuro si vedrà: il fatto oggi non è di attualità per noi».
Giovedì scorso il cda di Sparkasse ha approvato lo schema di bilancio 2018: l’utile netto consolidato vale 23,6 milioni (+63,5%), l’Npl ratio si abbassa dal 13,3% all’8,73%, la copertura dei crediti deteriorati è ai massimi storici: 56,43%.