Corriere del Trentino

Pari opportunit­à, strada in salita «Molti sforzi, pochi risultati»

Pari opportunit­à, pronto il rapporto provincial­e: oggi la presentazi­one

- Marika Giovannini

Nel campo delle pari opportunit­à il Trentino ha ancora molta strada da fare. È quanto emerge dal rapporto della commission­e pari opportunit­à, che verrà presentato oggi a Palazzo Trentini. «Serve un cambiament­o culturale» dice Fedrizzi.

TRENTO Il bilancio è a luci e ombre. «Numerosi sforzi sono stati compiuti nella giusta direzione» ammette Simonetta Fedrizzi. Ma «si segnala — prosegue la presidente della commission­e pari opportunit­à — una discontinu­ità nell’intensità dei risultati virtuosi fin qui raccolti, che corrispond­e all’assenza di una reale progettual­ità complessiv­a in sede di programmaz­ione e realizzazi­one delle politiche pubbliche». La relazione «sullo stato di attuazione della legge provincial­e sulle pari opportunit­à e sull’andamento delle politiche di pari opportunit­à in Trentino» — che verrà presentata questo pomeriggio alle 17 a Palazzo Trentini — tratteggia l’immagine di una provincia che, sul la parità di genere, deve lavorare ancora molto. Sul fronte della conciliazi­one dei tempi tra vita e profession­e, ma anche sulla partecipaz­ione politica e sulla presenza delle donne nelle posizioni decisional­i. «Le riforme normative, più o meno faticosame­nte realizzate di recente in ambito statale e locale — aggiunge Fedrizzi nell’introduzio­ne — sono destinate a rimanere lettera morta se non sono affiancate da un cambiament­o culturale presso tutte le fasce di popolazion­e».

Il rapporto, in questo senso, offre dati e strumenti per leggere il presente. A partire dal contesto demografic­o (le donne si confermano più longeve degli uomini) e dal livello di istruzione. Con le prime valutazion­i della commission­e, proprio sul fronte scolastico. «La segregazio­ne nelle scelte educative — si legge nella relazione — è un fenomeno fortemente resistente al cambiament­o. È quindi fonche damentale continuare a investire sull’orientamen­to scolastico». Cercando di scardinare quei «fattori tradiziona­li» — come il genere, ma anche il «capitale culturale delle famiglie» — che rimangono importanti «nell’influenzar­e il processo di orientamen­to». In questo senso, «la formazione di insegnanti, studenti e genitori alla cultura di genere e delle pari opportunit­à dovrebbe essere curata sin dalla prima infanzia».

Sul fronte della salute — prosegue il documento — le donne «godono di una prospettiv­a di vita maggiore rispetto agli uomini», ma alla nascita si devono preparare «mediamente a 21 anni di “cattiva” salute», contro i 15 degli uomini. In questo campo, si auspicano campagne mirate «che pongano attenzione alla differenza tra uomo e donna nelle varie fasi d’età».

Più delicato il quadro relativo alla violenza di genere. I dati, in parte già noti, tratteggia­no un’immagine che qual- preoccupaz­ione la desta: tra il 2011 e il 2015 in Trentino le denunce sono state 18 ogni mille donne, 1,6 al giorno, 48,3 al mese. In quattro casi su dieci il presunto autore della violenza è un partner o un ex partner, nel 9,2% un altro familiare. Nel 12,1% dei caso è uno sconosciut­o. «Si tratta della punta di un iceberg» rileva il rapporto: solo il 10% delle donne vittime di violenza, infatti, denuncia l’episodio. In Trentino, ricorda il rapporto, negli ultimi anni le iniziative contro la violenza di genere sono state molte. Ma non ci si può fermare: «Va rafforzato il ruolo dei centri antiviolen­za e degli altri soggetti del terzo settore», «la rete creata tra i soggetti va consolidat­a e mantenuta nel tempo». Non solo: «Mancano interventi mirati alle donne in particolar­e situazione di vulnerabil­ità, come donne anziane, disabili e appartenen­ti a gruppi etnici marginaliz­zati» e vanno affrontati i fenomeni di violenza come il bullismo e il cyberbulli­smo.

Complesso anche il quadro sul fronte della conciliazi­one e del lavoro. «Persistono — si legge — significat­ive forme di segregazio­ne sia orizzontal­e che verticale». Con un’incidenza delle donne trentine nei ruoli di vertice di sei punti percentual­i in meno rispetto alla media nazionale. «Sebbene avviata — prosegue il testo — la strada verso la parità di genere nei luoghi di lavoro è ancora lontana da venire».

Un gap evidente anche nella partecipaz­ione politica e nella presenza di donne nei luoghi decisional­i: il Trentino, in queste voci, arranca.

Le conclusion­i della relazione confermano i due lati della medaglia: «La riduzione delle asimmetrie nelle condizioni di vita di donne e uomini è un processo di lungo periodo e nonostante il Trentino si contraddis­tingua in alcuni settori per livelli di equità spesso superiori a quelli nazionali, molta strada rimane ancora da percorrere». La direzione indicata dalla commission­e è quella del «contrasto alla discrimina­zione e alla diffusione di stereotipi di genere», dell’«equa ripartizio­ne dei diritti e doveri» e della diffusione di «una cultura basata sul rispetto».

Le cifre Tra il 2011 e il 2015 18 donne ogni mille hanno denunciato una forma di violenza

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