Pari opportunità, strada in salita «Molti sforzi, pochi risultati»
Pari opportunità, pronto il rapporto provinciale: oggi la presentazione
Nel campo delle pari opportunità il Trentino ha ancora molta strada da fare. È quanto emerge dal rapporto della commissione pari opportunità, che verrà presentato oggi a Palazzo Trentini. «Serve un cambiamento culturale» dice Fedrizzi.
TRENTO Il bilancio è a luci e ombre. «Numerosi sforzi sono stati compiuti nella giusta direzione» ammette Simonetta Fedrizzi. Ma «si segnala — prosegue la presidente della commissione pari opportunità — una discontinuità nell’intensità dei risultati virtuosi fin qui raccolti, che corrisponde all’assenza di una reale progettualità complessiva in sede di programmazione e realizzazione delle politiche pubbliche». La relazione «sullo stato di attuazione della legge provinciale sulle pari opportunità e sull’andamento delle politiche di pari opportunità in Trentino» — che verrà presentata questo pomeriggio alle 17 a Palazzo Trentini — tratteggia l’immagine di una provincia che, sul la parità di genere, deve lavorare ancora molto. Sul fronte della conciliazione dei tempi tra vita e professione, ma anche sulla partecipazione politica e sulla presenza delle donne nelle posizioni decisionali. «Le riforme normative, più o meno faticosamente realizzate di recente in ambito statale e locale — aggiunge Fedrizzi nell’introduzione — sono destinate a rimanere lettera morta se non sono affiancate da un cambiamento culturale presso tutte le fasce di popolazione».
Il rapporto, in questo senso, offre dati e strumenti per leggere il presente. A partire dal contesto demografico (le donne si confermano più longeve degli uomini) e dal livello di istruzione. Con le prime valutazioni della commissione, proprio sul fronte scolastico. «La segregazione nelle scelte educative — si legge nella relazione — è un fenomeno fortemente resistente al cambiamento. È quindi fonche damentale continuare a investire sull’orientamento scolastico». Cercando di scardinare quei «fattori tradizionali» — come il genere, ma anche il «capitale culturale delle famiglie» — che rimangono importanti «nell’influenzare il processo di orientamento». In questo senso, «la formazione di insegnanti, studenti e genitori alla cultura di genere e delle pari opportunità dovrebbe essere curata sin dalla prima infanzia».
Sul fronte della salute — prosegue il documento — le donne «godono di una prospettiva di vita maggiore rispetto agli uomini», ma alla nascita si devono preparare «mediamente a 21 anni di “cattiva” salute», contro i 15 degli uomini. In questo campo, si auspicano campagne mirate «che pongano attenzione alla differenza tra uomo e donna nelle varie fasi d’età».
Più delicato il quadro relativo alla violenza di genere. I dati, in parte già noti, tratteggiano un’immagine che qual- preoccupazione la desta: tra il 2011 e il 2015 in Trentino le denunce sono state 18 ogni mille donne, 1,6 al giorno, 48,3 al mese. In quattro casi su dieci il presunto autore della violenza è un partner o un ex partner, nel 9,2% un altro familiare. Nel 12,1% dei caso è uno sconosciuto. «Si tratta della punta di un iceberg» rileva il rapporto: solo il 10% delle donne vittime di violenza, infatti, denuncia l’episodio. In Trentino, ricorda il rapporto, negli ultimi anni le iniziative contro la violenza di genere sono state molte. Ma non ci si può fermare: «Va rafforzato il ruolo dei centri antiviolenza e degli altri soggetti del terzo settore», «la rete creata tra i soggetti va consolidata e mantenuta nel tempo». Non solo: «Mancano interventi mirati alle donne in particolare situazione di vulnerabilità, come donne anziane, disabili e appartenenti a gruppi etnici marginalizzati» e vanno affrontati i fenomeni di violenza come il bullismo e il cyberbullismo.
Complesso anche il quadro sul fronte della conciliazione e del lavoro. «Persistono — si legge — significative forme di segregazione sia orizzontale che verticale». Con un’incidenza delle donne trentine nei ruoli di vertice di sei punti percentuali in meno rispetto alla media nazionale. «Sebbene avviata — prosegue il testo — la strada verso la parità di genere nei luoghi di lavoro è ancora lontana da venire».
Un gap evidente anche nella partecipazione politica e nella presenza di donne nei luoghi decisionali: il Trentino, in queste voci, arranca.
Le conclusioni della relazione confermano i due lati della medaglia: «La riduzione delle asimmetrie nelle condizioni di vita di donne e uomini è un processo di lungo periodo e nonostante il Trentino si contraddistingua in alcuni settori per livelli di equità spesso superiori a quelli nazionali, molta strada rimane ancora da percorrere». La direzione indicata dalla commissione è quella del «contrasto alla discriminazione e alla diffusione di stereotipi di genere», dell’«equa ripartizione dei diritti e doveri» e della diffusione di «una cultura basata sul rispetto».
Le cifre Tra il 2011 e il 2015 18 donne ogni mille hanno denunciato una forma di violenza