Dragone e leone assieme per un anno ricco di fortuna
Un’iniziativa del Centro studi Martino Martini: «Un’occasione unica per avvicinare oriente e occidente». Ritrovo in piazza Dante alle 15.30
Lanterne rosse, fuochi d’artificio e pietanze tipiche a base di pesce. Anche quest’anno il 5 febbraio è tornato il capodanno cinese, la celebrazione con la quale il popolo di Pechino celebra l’ingresso nel nuovo anno lunare con quindici giorni di festeggiamenti. Un appuntamento paragonabile per importanza alle tradizionali festività natalizie occidentali, durante le quali la fanno da padrone l’incontro con i parenti, lo scambio di regali, gli auguri di felicità e ricchezza e le manifestazioni rituali del folklore e della religione buddhista. Una comunità, quella cinese, che nel corso dei decenni in Italia è andata sempre ad aumentare non solo in città tradizionalmente aperte all’arrivo degli stranieri da oriente, Milano e Prato su tutte, ma anche nelle periferie di montagna quali il Trentino.
Per questo motivo, il Centro studi Martino Martini, che da oltre venti anni svolge attività di studio, ricerca e documentazione sulla cultura, sulla storia e sulla realtà sociale e economica della Cina, per celebrare l’inizio dell’anno del Maiale ha deciso di portare anche a Trento uno degli spettacoli più emblematici e noti del capodanno cinese: la coloratissima Danza del Drago e del Leone.
Venerdì 15 febbraio a partire dalle 15.30 piazza Dante sarà invasa dalla spettacolare manifestazione che vede protagonisti costumi rappresentanti i due animali tradizionalmente associati alla fortuna, al benessere e alla forza. Entrambe le danze rituali prevedono infatti l’utilizzo di imponenti costumi che diventano parte fondamentale della rappresentazione coreografica. Se nella danza del Leone i danzatori indossano un grande costume da bestia e si esibiscono sfilando accanto ad altri atleti ed acrobati che rappresentano personaggi umani, in quella del Drago il lungo corpo dell’animale è sostenuto in alto dai performer mediante l’utilizzo di aste che permettono di animare l’intera struttura in un unico movimento paragonato all’onda del mare. La scelta degli animali affonda le sue radici nella più antica cultura orientale.
La leggenda identifica il leone come animale salvatore che corre in soccorso a villaggi colpiti da mostri o gravi disgrazie, simbolo di forza e prosperità. Il drago invece è l’animale più sacro del pantheon cinese degli animali mitologici e simbolo stesso dell’imperatore. «Numerosi sono gli stereotipi che accompagnano il nostro immaginario sulla Cina – spiegano dal Centro studi Martino Martini, presieduto dal professor Riccardo Zandonini – un mondo lontano e affascinante, la cui conoscenza per secoli è rimasta appannaggio di una ristretta élite di esperti e sulla cui realtà si aprivano squarci grazie ai resoconti di viaggiatori ed esploratori sin dai tempi di Marco Polo e Martino Martini».
Ancora oggi, nonostante lo studio della cultura e della lingua cinese si stia diffondendo sempre più a macchia d’olio, lo spazio che separa l’occidente dall’oriente rimane vastissimo. Per questo, iniziative come quelle in programma venerdì rappresentano un prezioso momento avvicinamento tra mondi e comunità: un’occasione di curiosità e interesse culturale ma anche di gioiosa scoperta di tradizioni millenarie di cui anche gli italiani e i trentini possono godere.