«Sono preoccupato, i nostri valori storici ora sono disvalori»
TRENTO La valutazione è negativa. «L’ho anche detto direttamente a Fugatti, a dicembre, durante un incontro». Claudio Bassetti, da ottobre presidente del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, non usa mezze misure: dei primi provvedimenti del governatore leghista nei primi cento giorni del suo mandato, l’ex presidente della Società degli alpinisti tridentini non salva praticamente nulla. «Ci sono parole — allarga le braccia Bassetti — che da sempre rappresentano il Trentino e che oggi sembrano disvalori: penso a termini come solidarietà, accoglienza, aiuto, cooperazione. Su questo versante è necessario impegnarsi».
Presidente Bassetti, il suo appello riguarda, comprensibilmente, l’ambito sociale. In questo campo, da novembre, le decisioni hanno provocato più di una polemica: dal taglio ai servizi di accoglienza per gli stranieri fino allo stop ai progetti di cooperazione internazionale. È preoccupato?
«Sì, sono preoccupato. Un sistema come quello trentino, che per quanto riguarda l’accoglienza veniva considerato come un modello nel resto d’Italia, è stato pressoché smantellato. In questo settore non ci sono pause, come per i progetti di cooperazione internazionale. Qui si è preso alla lettera quanto è arrivato dal governo nazionale e invece di adattarlo al livello locale, tenendo presenti le capacità e le competenze dell’Autonomia, si è data una risposta pari a quella di Roma. Non c’è stata alcuna mediazione. Si è deciso e basta».
Per questo la sua valutazione di questi primi cento giorni è negativa.
«Certo. E l’ho detto in faccia anche a Fugatti, a dicembre, quando lo abbiamo incontrato insieme agli altri soggetti che si occupano di accoglienza. Con questa decisione e con l’espulsione di persone dai progetti di accoglienza si rischia di creare disagio e marginalità. Senza contare il problema occupazionale non da poco».
Parlava del modello trentino messo in discussione.
«Qui avevamo un’accoglienza diffusa che decentrava e favoriva processi di integrazione. Metterla in discussione è stata una scelta politica sbagliata, che tra l’altro ci differenzia dall’Alto Adige, dove si è deciso di andare in una direzione diversa. C’è poi un’altra questione».
Quale?
«La marginalità comporta anche problemi di sicurezza, per le persone che vengono espulse dai progetti di accoglienza e per la stessa collettività».
Fugatti è intervenuto anche in altri ambiti: assegno unico, bus gratis agli over settanta. Cosa ne pensa?
«Invece di pensare a iniziative demagogiche come i bus gratis a tutti gli over settanta, lasciando sguarnite altre fasce in difficoltà come i precari, dal governo provinciale mi aspetterei un investimento in termini sociali. Occorre lavorare sul versante della solidarietà, dell’accoglienza, della cooperazione: valori alla base della storia trentina che oggi sembrano essersi trasformati in disvalori. E ci si deve occupare anche di problemi che hanno bisogno di essere affrontati, come le nuove dipendenze, le ludopatie».
Qual è il messaggio che lancia al nuovo governo provinciale per il futuro?
«Il mio auspicio è che il presidente della Provincia e gli assessori inizino davvero ad ascoltare. Oggi assistiamo a decisioni prese senza confrontarsi con nessuno. E motivate sempre con la stessa frase: “Il popolo ci ha eletto”. Ma questo non va bene. Serve più lungimiranza».