«Mio marito mi picchiava con la sedia e la cinghia Mi ha salvato mio figlio»
Le storie di Virginia e Byanca ora al Villaggio Sos
TRENTO «Mamma, se il mio fidanzatino mi tratterà male io rimarrò con lui. Perché è così che funziona, anche tra te e papà». Quando Virginia (il nome è di fantasia) sente queste parole, sua figlia ha sei anni e per tutta la vita ha assistito alle continue violenze psicologiche inflitte alla madre da parte del compagno. «La violenza psicologica ed economica di cui sono stata vittima è quella più difficile da dimostrare, perché non lascia segni visibili. Anni fa andai a fare denuncia dalla polizia ma l’agente, una donna, mi disse: “Non hai lividi, non hai niente” — racconta Virginia — Rimanevo con lui perché avevo paura che mi togliesse le bambine. Pensavo che loro non vedessero quello che accadeva. Mi sbagliavo».
Sudamericana, una laurea in amministrazione e una storia malata con un uomo di Trento alle spalle, Virginia è solo una delle donne ospitate al Villaggio Sos di Trento nell’ambito del progetto «MammaBambino», nato per tutelare il benessere psicofisico della mamma e dei bambini soprattutto nei casi di maltrattamento, trascuratezza e deprivazione socioculturale. Un progetto che nasce dalla consapevolezza che tra i «danni collaterali» della violenza sulle donne c’è anche l’influenza che questa ha sui bambini, spesso costretti ad assistere direttamente o indirettamente agli episodi di aggressione nei confronti delle loro mamme. Una situazione che spesso porta a una inconsapevole coazione a ripetere. «Non me ne accorgevo, ma ho replicato le stesse dinamiche che avevo vissuto a casa mia quando ero bambina — ammette ancora Virginia — Ora ne sono conscia perché ho fatto un lungo percorso psicologico grazie alle educatrici e alle professioniste del Villaggio Sos».
Simona Simoncelli, responsabile del progetto MammaBambino ed educatrice al Villaggio, conferma: «Le donne che accogliamo hanno alle spalle un vissuto molto particolare, essendo state vittime di violenza insieme ai loro bambini. Spesso queste storie sono tanto lunghe da limitare l’autonomia delle donne stesse. È necessario un percorso di ricostruzione dell’identità per renderle in grado di gestire in maniera autonoma il lavoro, la casa, i figli». Per questo anche il Villaggio Sos di Trento aderisce alla campagna nazionale di sensibilizzazione e raccolta fondi «Non è un gioco», nato per fornire un supporto concreto alle donne vittime di violenza e ai loro bambini. Fino al 3 marzo sarà possibile sostenerla donando al numero solidale 45590. In Italia sono circa 427.000 i bambini e ragazzi che hanno assistito a episodi di violenza dentro casa. Nel nostro Paese, infatti, la violenza contro le donne è un fenomeno drammaticamente diffuso: 1 donna su 3, tra i 16 e i 70 anni, nel corso della propria vita ha subìto violenza fisica o sessuale. Anche in Trentino i dati confermano la gravità del fenomeno. Nel solo 2017 sono stati registrati 638 episodi riconducibili a violenze di genere: per la fascia di età tra i 16 e i 64 anni si tratta di una media di quasi cinquanta al mese, 1,6 al giorno. Nell’83% dei casi la vittima conosce l’autore; nel 61% dei casi si tratta di partner o ex partner. Queste percentuali si ritrovano anche per le donne accolte nei servizi antiviolenza, dove si registra anche la rilevazione di 524 minori vittime di violenza assistita.
Tra questi anche i figli di Byanca (il nome è di fantasia), arrivata nella provincia trentina dall’Est Europa per seguire un marito non voluto. La sua è una storia di violenza fisica che coinvolge direttamente anche i quattro figli. «Mio marito mi ha picchiato per vent’anni. Vivevo nel terrore di quando sarebbe tornato a casa e mi avrebbe colpito: con le mani, con la cinghia, con la sedia. Picchiava anche i bambini, mio figlio maggiore spesso andava a scuola con un occhio nero». È proprio quel primogenito a salvare la mamma e le sorelle minori, chiedendo aiuto ai servizi sociali. «Grazie a lui sono libera — la voce di Byanca si incrina — Ora ho un lavoro a tempo indeterminato, sto cercando una casa per quando ce ne andremo dal Villaggio Sos. Sono felice».