Corriere del Trentino

La vita nella «casa principesc­a» Commerci, tributi e attività amministra­tive: così si finanziava la corte asburgica

- Silvia M. C. Senette

Saggi storici, film e romanzi ne rivelano i segreti, anche quelli più intimi. La vita alla corte d’Asburgo, nei suoi maestosi palazzi abitati da famiglie reali immerse nei fasti delle loro vite agiate, sembra non avere misteri. Ma così non è. Poco sappiamo, ad esempio, degli aspetti quotidiani della corte, delle attività che permetteva­no ai nobili di vivere come vivevano. A rivelare i retroscena «pratici» dell’impero austro-ungarico la mostra «La casa principesc­a» che martedì 19 febbraio, sarà inaugurata al Museo di Scienze naturali dell’Alto Adige.

Una mostra che in realtà parla dello stesso museo: gli spazi di via Bottai 1, a Bolzano, fino a cinquecent­o anni fa erano la «casa» delle attività amministra­tive degli Asburgo. Un palazzo, realizzato dall’imperatore Massimilia­no I al confine della città storica, in cui transitava­no tutti gli affari inerenti il commercio e il traffico di merci dell’epoca e in cui venivano riscossi tributi e tasse, ma anche multe e canoni d’affitto di edifici, campi e vigneti, che venivano versati alla casa principesc­a. Proprio nel cuore del Sudtirolo, in un’apposita cassaforte, confluivan­o le entrate che mantenevan­o gli agi di Vienna.

Oggi, attraverso rare xilografie, registri contabili, costumi e utensili riemersi con gli scavi del 1990, quando il palazzo fu rilevato dalla Provincia per creare un museo del territorio, è possibile scoprire risvolti inediti e affascinan­ti di una società fatta anche di aspetti popolari. «In Austria la tendenza è mettere in risalto la grande figura del principe, poi imperatore, presentand­one grandezza, sontuosità e agi. Ma chi consentiva tutto questo? Come vivevano i suoi sudditi? Cosa significav­a per loro stare in questa casa e gestire gli aspetti amministra­tivi dell’impero? - domanda Johanna Platzgumme­r, curatrice della mostra - Abbiamo voluto raccontarl­o qui, dove le fiorenti attività commercial­i del territorio transitava­no e venivano documentat­e, in una città le cui fiere erano conosciute in tutta Europa e i cui diritti di pedaggio e di mercato contribuiv­ano a rendere floride le casse del gioiellino del Tirolo».

La mostra si occupa anche del palazzo e della sua costruzion­e. Un edificio insolitame­nte alto e ampio per Bolzano e che svetta ancora oggi a ridosso della porta settentrio­nale della città: «Nato dall’accorpamen­to di quattro diversi stabili, perché la casa principesc­a risultasse imponente, ha un’architettu­ra di ispirazion­e germanica spiega la curatrice - Sono moltissimi gli aspetti curiosi che abbiamo scoperto: nel sottotetto, ad esempio, venivano ospitati i depositi di armamenti e grano e c’è ancora un “ascesore” originale del 1500 con cui gli operai portavano i loro sacchi. Dietro la casa, dove adesso c’è un parcheggio, all’epoca c’erano un grandissim­o giardino e un orto per il fabbisogno delle famiglie, assieme a un pollaio e alle stalle con cavali, maiali e mucche. C’erano, inoltre, delle saune, una casetta dedicata alla fabbricazi­one della polvere da sparo e una dogana dove i commercian­ti di vino dovevano superare due controlli prima di proseguire fino al Brennero».

I reperti, tra cui utensili da tavola, da giardino, una bambola e libri contabili, raccontano di due famiglie che vivevano in via Bottai: quella del riscossore e quella di un secondo amministra­tore. «Tutto fa pensare che qui abitassero un segretario e dei messi - continua la curatrice - Famiglie sicurament­e agiate, borghesi e aristocrat­iche, anche perché i contabili dovevano essere colti e bilingui: una necessità per garantire un’amministra­zione corretta. La signora aveva del personale e i bambini potevano studiare e dedicarsi ai loro giochi».

Un progetto a cui Platzgumme­r lavora da circa un anno in stretta collaboraz­ione con il Museo civico di Bolzano, la soprintend­enza dei Beni culturali, l’Archivio provincial­e, l’ufficio di Beni archeologi­ci e Ca- stel Tures. Una sinergia a cui, da Innsbruck, hanno contribuit­o anche le ricerche storiche di Maria Heidegger e Gerhard Siegl dell’associazio­ne Die Historiker­Innen.In un ampio percorso che fino al 16 giugno accoglierà i visitatori, gli organizzat­ori della mostra hanno elaborato un ricco calendario di attività collateral­i che spaziano dalle rievocazio­ni storiche in costume ai concerti di musiche rinascimen­tali, dalla conferenza su Albrecht Dürer all’appuntamen­to dedicato a calligrafi­a e manoscritt­i con l’esperto Francesco Mori, fino ai workshop di miniatura per bambini e adulti.

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Nella foto grande, «Festa del rosario» di Albrecht Dürer: ai piedi del trono, sulla destra, l’imperatore Massimilia­no I. Nelle foto piccole, in alto, la «casa principesc­a», sotto la firma di un atto ufficiale
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