Burocrazia, la lista di Confindustria
Appalti, concessioni, start up: il dossier per Fugatti. «Rivedere la legge sugli incentivi»
Concessioni edilizie più semplici, appalti più precisi nei bandi e tempi più veloci per far partire una start up. È questo in estrema sintesi l’elenco delle priorità che Confindustria con il presidente Fausto Manzana metterà sul tavolo di Fugatti nella lotta alla burocrazia. «Anche la legge sugli incentivi va rivista — spiega Manzana — l’iter è troppo complesso». Gli Ordini con Barbareschi applaudono: «Pronti a dare il nostro contributo».
TRENTO Come in una costruzione bisogna partire dalle cose più essenziali, dalle fondamenta così per scalfire il gigante della burocrazia bisogna «partire dalle piccole cose e tutto il sistema ne trarrà beneficio». Lo ha detto il neo eletto presidente di Confindustria Fausto Manzana nell’assemblea di insediamento. Problemi concreti che il numero uno di Palazzo Stella metterà sul tavolo della Provincia e dell’unità di missione strategica creata ad hoc da Maurizio Fugatti: «Dai tempi delle concessioni edilizie e delle autorizzazioni fino agli iter infiniti sugli appalti».
Manzana entra nel dettaglio: «Oggi per fare qualsiasi cosa servono 14-20 mesi di iter burocratico». Nel mirino di Manzana, in particolare, le autorizzazioni e concessioni edilizie: per un’industria che voglia realizzare uno stabilimento, ad esempio, la pratica comincia con la richiesta al Comune. Quindi bisogna raccogliere i vari pareri: vigili del fuoco (nel caso ad esempio di garage o piani sotterranei) pareri idrogeologici, la pratica può essere sottoposta alla valutazione di impatto ambientale, tutela del paesaggio e beni architettonici nei casi previsti dalla normativa, servizio reti e viabilità provinciale nel caso di grossi stabili. Senza dimenticare la medicina del lavoro. «Non le dico che iter complesso deve affrontare un’impresa che vuole realizzare una mensa all’interno del proprio stabilimento. Il problema è che la stessa domanda va fatta a diversi uffici e servizi; spesso mentre si aspetta una risposta non si può proseguire l’iter della domanda e questo provoca dei rallentamenti enormi. Inoltre in questo modo non si riesce a identificare un responsabile solo cui impresa o cittadino possano far riferimento, che invece sarebbe importante avere in futuro». Senza dimenticare che se poi arrivano pareri contrastanti è un po’ come finire sulla casella sbagliata del gioco dell’Oca: si viene rispediti al «Via» e la pratica deve cominciare da capo il suo percorso.
«C’è poi da rivedere, a mio avviso, la legge provinciale 6 del 1999 (legge sugli incentivi alle imprese, ndr) che compie 20 anni: anche qui gli iter di approvazione del progetto sono troppo lunghi». Sempre in questo campo il presidente suggerisce anche «una standardizzazione delle procedure: da Comune a Comune spesso le cose cambiano e questo complica ulteriormente le cose».
Manzana ci tiene a precisare: «Non siamo per una sburocratizzazione selvaggia, anzi.
Sono soldi pubblici e i controlli sono necessari per evitare gli abusi. Ma le lungaggini portano cittadini e imprese a decidere di non investire su un territorio: sono risorse che si perdono». Come nel caso di un’azienda che poco tempo fa per difficoltà burocratiche ha deciso di spostarsi in una provincia limitrofa, dove ha rapidamente trovato il terreno per realizzare in tempi celeri uno stabilimento più ampio.
Nel dossier delle piccole grandi cose Manzana mette anche gli appalti: «Spesso si dà la colpa dei rallentamenti, in questi casi, al festival dei ricorsi delle imprese. Ma se ci fosse più puntualità nelle stesura dei bandi stessi e nella legislazione di settore non ci sarebbero tanti ricorsi». Infine, ma non certo da ultima, c’è la questione delle start-up: «Per rendere operativa una start-up i tempi sono dai 6 ai 12 mesi, non sono compatibili con le esigenze e qui in Trentino siamo più realisti del re». L’iter è complesso: «Aprire la società è facile; ma poi bisogna avviare i contatti con le banche e con la Camera di commercio, scegliere il regime fiscale, avere il via libera sul sito produttivo e chiedere e ottenere le varie licenze». Quindi un’ultima «richiesta». «Mentre l’impresa ha tempi stabiliti per presentare una domanda l’ente pubblico ha tempi indefiniti». Con un rischio, che è la preoccupazione più grossa di Confindustria: l’impresa si stanca e porta i suoi soldi altrove.