SOCIETÀ SENZA PRESIDI
Tra i tanti concetti in trasformazione o in dissolvimento, quello di partecipazione si è ritagliato uno spazio autonomo e ideologico. Il difetto di partecipazione è lamentato, in particolare, come indice della crisi democratica a livello politico o nella vita delle associazioni. L’incompiuta transizione dalla Prima alla Seconda repubblica, il leaderismo carismatico e la politica-marketing reinventate dal berlusconismo, l’incapacità del centrosinistra di opporre un modello di sviluppo alternativo e di costruire una visione sociale duratura che sostituisse nel segno della cittadinanza i vecchi equilibri dello scontro di classe, hanno aperto un varco alle espressioni politiche coeve che propongono la ricetta funzionale del moralismo, della purezza e nuove forme di manipolazione dell’opinione pubblica.
A livello nazionale il Movimento 5 stelle ha intuito che la questione partecipativa era cruciale ma l’ha indirizzata verso la delegittimazione delle classe dirigenti, l’opposizione élite-popolo, il disconoscimento di tutti i corpi intermedi che sono l’intelaiatura della democrazia rappresentativa. Non ne hanno sfidato la radicale trasformazione, assolutamente necessaria, sul terreno delle riforme, ma hanno puntato e puntano alla loro cancellazione nel nome di un ordine e di un uomo nuovo.