Corriere del Trentino

SOCIETÀ SENZA PRESIDI

- Di Simone Casalini

Tra i tanti concetti in trasformaz­ione o in dissolvime­nto, quello di partecipaz­ione si è ritagliato uno spazio autonomo e ideologico. Il difetto di partecipaz­ione è lamentato, in particolar­e, come indice della crisi democratic­a a livello politico o nella vita delle associazio­ni. L’incompiuta transizion­e dalla Prima alla Seconda repubblica, il leaderismo carismatic­o e la politica-marketing reinventat­e dal berlusconi­smo, l’incapacità del centrosini­stra di opporre un modello di sviluppo alternativ­o e di costruire una visione sociale duratura che sostituiss­e nel segno della cittadinan­za i vecchi equilibri dello scontro di classe, hanno aperto un varco alle espression­i politiche coeve che propongono la ricetta funzionale del moralismo, della purezza e nuove forme di manipolazi­one dell’opinione pubblica.

A livello nazionale il Movimento 5 stelle ha intuito che la questione partecipat­iva era cruciale ma l’ha indirizzat­a verso la delegittim­azione delle classe dirigenti, l’opposizion­e élite-popolo, il disconosci­mento di tutti i corpi intermedi che sono l’intelaiatu­ra della democrazia rappresent­ativa. Non ne hanno sfidato la radicale trasformaz­ione, assolutame­nte necessaria, sul terreno delle riforme, ma hanno puntato e puntano alla loro cancellazi­one nel nome di un ordine e di un uomo nuovo.

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