Etichettatura contraffatta Sequestrate 3.000 uova
TRENTO Non aveva alcuna autorizzazione per imballare e confezionare le uova, così avrebbe superato il problema architettando un piccolo escamotage e utilizzando i codici di una nota ditta altoatesina, che, ovviamente, era all’oscuro di tutto. E, evidentemente, ha poco gradito l’iniziativa.
È così finito nei guai per frode in commercio un noto allevatore di galline ovaiole della val di Fiemme, rifornitori di numerosi punti vendita, tra cui anche note macellerie e supermercati. L’uomo è stato denunciato dai carabinieri del Nas (Nucleo antisofisticazione e sanità) che hanno sequestrato 3.000 uova. I militari dell’Arma hanno posto i sigilli anche a 10.000 etichette «contraffatte» che riportavano i dati e i codici dell’ignara azienda altoatesina.
Il blitz dei militari è scattato nei giorni scorsi, mercoledì, dopo una segnalazione. I carabinieri sono andati a bussare a casa dell’imprenditore che ha un allevamento di 950 galline. Dalle verifiche effettuate nel corso del controllo i carabinieri hanno scoperto il trucco utilizzato dall’allevatore per mettere in vendita le sue uova allevate a terra già confezionate e quindi pronte per essere posizionate sugli scaffali dei negozi e dei supermercati. L’uomo faceva tutto per bene, imballava e confezionava, peccato che non aveva alcuna autorizzazione. Apparentemente, però, era tutto a posto. Chi comprava leggeva come luogo di produzione l’allevamento trentino e di confezionamento la ditta in Alto Adige. Sembrava tutto a posto, ma non era così. In realtà si tratta di un problema che non incide sulla bontà del prodotto, ossia delle uova, ma la normativa sul confezionamento dei prodotti alimentari e sulle indicazioni riportate sulle confezioni è molto severa, a garanzia dei consumatori. Da un punto di vista penale, il piccolo escamotage escogitato dall’allevatore configura a tutti gli effetti il reato di frode in commercio.
Le uova sequestrate, a prescindere dalla bontà e dalla freschezza, sono probabilmente destinate al macero.