Forst storia e innovazione
Viaggio nell’azienda di Merano che produce 756mila litri di birra al giorno
Tradizione e innovazione al femminile. Nello storico stabilimento Forst di Foresta, nel cuore dell’Alto Adige, vicino a Merano la governance è donna: Margherita Fuchs von Mannstein è presidente e amministratore delegato, affiancata dalle figlie. La produzione e il quartier generale vantano numeri record: è l’unico birrificio italiano che non ha ceduto alle lusinghe e alle dinamiche di acquisizione delle multinazionali. Un marchio che affonda le radici nell’impero austroungarico e che, attraverso due guerre mondiali, ha saputo reinventarsi, mantenendo intatta la qualità del prodotto, nato nel 1857. Al maso che ospitava il laboratorio all’imbocco della Val Venosta scelto dai fondatori, i meranesi Johann Wallnöfer e Franz Tappeiner, per il freddo della zona e l’abbondanza di acqua surgiva, caratteristiche fondamentali per la produzione della birra, si è aggiunto lo stabilimento moderno e ipertecnologico all’ombra delle montagne, che oggi produce fino a 756 mila litri di birra al giorno, destinati quasi esclusivamente al mercato italiano.
L’azienda, da sempre a gestione familiare, ora è gestita dall’erede Margherita Fuchs von Mannstein, con le figlie.
Fondamentali, il rispetto del consumatore, a cui sono destinati prodotti di eccellente qualità, l’importanza del welfare, con chiusura dello stabilimento il fine settimana perchè i dipendenti possano dedicarsi alla famiglia, e l’amore per l’ambiente, con impianti di recupero energetico, consumi ridotti e politiche di riciclo del vuoto a rendere.
Tutto, in questo tempio di cristallo e acciaio per la trasformazione di malto e luppolo, ha conservato l’impronta di un ambiente nato dall’amicizia e proseguito grazie alla passione di chi ha investito tempo ed energie.
Nel corso delle visite guidate, organizzate su appuntamento, i dettagli sulla sala cottura con gli immensi tini o sul processo subìto dai cereali, si intervallano ad aneddoti che raccontano di un’azienda ancorata al territorio.
Un’azienda che nella sua storia non ha
mai firmato un licenziamento né un’ora di cassa integrazione, in cui i vertici conoscono ogni singolo collaboratore per nome e i mastri birrai si trasmettono l’arte da quattro generazioni.
L’attuale mastro birraio, Christian Pircher, ha iniziato come semplice lavoratore stagionale addetto all’imbottigliatrice durante le scuole superiori.
La sua passione, assorbita dal padre, dipendente Forst, lo ha portato all’assunzione come operaio in sala cottura. Una passione che non è sfuggita alla signora Fuchs von Mannstein, che ha investito nella sua formazione a Monaco, alla fale
coltà di scienze birraie, dove nel 2006 si è laureato come migliore del suo corso.
Oggi Christian è una figura chiave e ha il compito di «adattare» la ricetta Forst di anno in anno perché, nonostante le variazioni fisiologiche delle caratteristiche della materia prima, il prodotto finale conservi sempre lo stesso aroma, tanto amato dalla principessa Sissi.
L’identità di Forst, che nel logo conserva gli alberi di Foresta e la volpe, traduzione dal tedesco del cognome del fondatore Fuchs, si è declinata negli anni in dieci diverse etichette prodotte in Alto Adige. Suddivisa in maniera equa tra il fusto, per bevande spillate da bar e ristoranti, e la bottiglia, la produzione di dieci diverse birre per miscela di malto, tostatura o grado alcolico garantisce ogni giorno la partenza di decine di autotreni carichi. Nei tir, la Kronen, bionda a maggiore rotazione, 1857, nata per il 150° anniversario, la Sixtus, doppio malto scura, e la V.i.p. Pils, la birra chiara «regalata» dai dipendenti per i 60 anni del capostipite, l’ingegnere Luis Fuchs. Il marchio Forst, dal 10 al 12 maggio, sarà partner ufficiale dell’adunata nazionale degli alpini a Milano in cui Forst, per festeggiare il giubileo dell’associazione nazionale che compie un secolo.
Del gruppo dell’azienda di Foresta fa parte anche Menabrea di Biella, rilevata
Moderno welfare
Mai un licenziamento né un’ora di cassa integrazione. E grande attenzione al benessere dei dipendenti: l’azienda chiude ogni fine settimana per dare tempo da dedicare alle famiglie
per amicizia nel 1991 dall’allora presidente Margarethe Fuchs, a seguito di una promessa fatta dal defunto marito, risollevando le sorti del birrificio di Biella in un momento di difficoltà e mantenendo invariato il management aziendale.
Ora l’azienda, sopravvissuta agli sconvolgimenti storici, politici ed economici di oltre un secolo e mezzo di storia, copre quasi il 5% del fabbisogno nazionale. E’ un impero a gestione femminile. Una missione che ha convinto Cellina von Mannstein, figlia della presidente, a mettere in secondo piano il suo talento per la fotografia e a tornare a lavorare nell’azienda di famiglia. Un amore per le foto, quello di Cellina, che l’aveva portata a New York, a lavorare con icone del calibro di Terry Richardson, firmando copertine dei maggiori magazine del mondo e vincendo premi internazionali.