Nel teatro di ghiaccio tra emozioni e note
L’artista: «Sembra di essere sulla luna e anche i miei abiti e quelli del pubblico assomigliano a quelli di astronauti»
Il concerto sul Presena Nel gelido «Ice Dome» creato a 2600 metri in quota dall’artista americano Tim Linhart per ascoltare la cantante Patrizia Laquidara e vivere un’esperienza unica. La temperatura è di cinque gradi sotto lo zero
Un’immersione nel ghiaccio e nel suono, traghettati dalla voce e dalla grazia di Patrizia Laquidara. Dentro il teatro di ghiaccio all’Ice Music Festival per vivere in prima persona emozioni e sensazioni indimenticabili.
L’Ice Dome è perfettamente mimetizzato tra neve e piste a 2600 metri di altezza sul ghiacciaio Presena, all’arrivo della cabinovia di Passo Paradiso. Entrando mel teatro di ghiaccio, si rimane colpiti dalla particolare struttura a due ingressi con la doppia scalinata che scende verso il palco: i musicisti stanno facendo il sound check, ma il suono degli strumenti ha un riverbero tutto particolare.
La voce di Patrizia Laquidara spicca per colore e intensità tra le pareti dell’Ice Dome ancora vuoto, ma lo sguardo non può non posarsi sugli strumenti di ghiaccio, opera del talento dell’artista americano Tim Linhart. Le luci luminose che si posano su ice bass, ice guitar, vibrafono e rolandophono passano dal rosa, al verde, all’azzurro variando di tonalità che sembrano far pulsare l’anima di questi strumenti. L’imponente figura dello stesso Tim Linhart si aggira all’interno della sua creatura, con sguardo amorevole e premuroso nei confronti degli strumenti, che protegge in prima persona dalla curiosità degli spettatori.
Anche gli artisti che sono stati chiamati a esibirsi nel teatro di ghiaccio non sono stati scelti a caso dalla direzione artistica dell’Ice Music Festival: la cantautrice Patrizia Laquidara lo conferma. «Ascolterò il luogo assieme ai miei musicisti – aveva detto – prima di scegliere le canzoni da proporre: mi farò ispirare dalle atmosfere che mi verranno suggerite».
Un nuovo disco da promuovere dopo sette anni di silenzio nel suo caso, ma la magia del ghiaccio suggerisce una scaletta assai diversa, sostenuta dall’ice guitar imbracciata da Daniele Santimone e dall’ice bass suonato da Stefano Dallaporta. “Rose” ed “Esistere” aprono la strada a un brano dedicato alla luna cantato in più lingue.
«Questo posto mi fa sembrare di essere sulla luna – dice la Laquidara, mentre i suoi musicisti accordano gli strumenti – anche il mio vestiario ricorda quello di un astronauta e le mie movenze sul palco saranno quelle, come mi ha suggerito mia mamma».
La simpatia dell’artista scalda il pubblico, assai eterogeneo, con tre bambine in prima fila, che nel corso del concerto non possono fare a meno di guardarsi intorno, rapite da un teatro dalla luminosità unica. ma non sono le sole. L’atmosfera è così magica, che il teatro diventa spettacolo nello spettacolo.
Alla temperatura di cinque gradi sotto lo zero non è facile cantare nè tantomeno suonare, ma la Laquidara si lascia andare tanto da sforare leggermente il tetto dei 45 minuti del concerto.
“Pesci muti” è un brano dell’ultimo album che sembra perfetto per la materia di cui si compone il teatro, seguito da due intense versioni di “Acciaio” e “Sopravvissuti”. L’atmosfera si surriscalda al ritmo di “Personaggio”, canzone dall’andamento brasiliano, in cui Stefano Dallaporta si sposta a suonare le percussioni di ghiaccio chiamate Rolandophono. I tre vengono richiamati per un ultimo bis e si chiude sulle note di “L’equilibrio è un miracolo”, canzone che sintetizza bene il senso di quest’opera davvero unica in cui la musica si cala in modo estremamente affascinante.