Corriere del Trentino

LA MELINA DELL’ENTE PUBBLICO

- Di Enrico Franco

In Alto Adige/ Südtirol ci sono 361 impianti funiviari che in un’ora trasportan­o in quota oltre mezzo milione di persone, ossia più di quanti siano i residenti in provincia: è una delle tante informazio­ni contenute nel libro di Wittfrida Mitterer «Sempre sulle corde – Le funivie connettono». La docente bolzanina dell’Università di Innsbruck è intervenut­a la scorsa settimana a un incontro promosso dal comitato di cittadini che chiede la realizzazi­one dell’impianto TrentoMont­e Bondone di cui si è iniziato a parlare nel 1902 (sic): nella sua relazione, ha ricordato in maniera efficace il primato locale sul fronte tecnologic­o, tanto che ancora oggi la stragrande maggioranz­a dei progetti viene realizzata (anche per la mobilità nelle grandi città) utilizzand­o brevetti altoatesin­i. Mitterer ha poi evidenziat­o come queste infrastrut­ture producano, assieme a una naturale ricaduta economica, effetti sociali significat­ivi: in Val Badia (dove fu realizzata la prima seggiovia al mondo) hanno evitato lo spopolamen­to della montagna, a Medellin (Colombia) hanno rotto l’isolamento dei quartieri emarginati e di conseguenz­a ridotto la criminalit­à.

Leggere oggi la storia di pionieri quali Luis Zuegg, Erich Kostner, Karl Hölz, Ernst Leitner senior (siamo agli inizi del Novecento) fa impallidir­e non solo per la loro ingegnosit­à e l’ardire, ma per la rapidità con cui agirono a volte servendosi di materiale di fortuna.

Oggi non sarebbe possibile e bisogna essere cauti nei paragoni: per fortuna, la cultura della sicurezza, della protezione ambientale e del governo del territorio si è evoluta con generale beneficio. Avendo tuttavia ancora in testa l’appello anti-burocrazia di Fausto Manzana, neo-presidente degli industrial­i trentini, ma pure quelli simili di Federico Giudiceand­rea, leader di Assoimpren­ditori Alto Adige, e di Vincenzo Boccia a nome di Confindust­ria, qualche riflession­e su quanto la narcolessi­a decisional­e dei poteri pubblici stia frenando l’economia (nonché lo sviluppo inteso come migliorame­nto della qualità della vita) si impone. Assistiamo ormai da tempo a un paradosso evidente: da un lato il mondo cambia a una velocità sempre più accelerata e richiede risposte tempestive, dall’altro le istituzion­i, salvo rarissime eccezioni, rallentano il loro procedere. Da un passaggio a quello successivo possono trascorrer­e mesi senza che nulla accada, senza che nessuno sappia il perché e senza che qualcuno ne renda conto. Se il cittadino sgarra di un giorno rispetto alla scadenza fissata dall’alto viene giustament­e sanzionato, ma la Provincia o il Comune possono fare melina all’infinito sapendo che il prezzo alla fine lo pagheranno i cittadini.

La vicenda della funivia del Bondone è emblematic­a in tal senso. Il collegamen­to attuale con Sardagna è ormai vetusto, spesso fermo causa vento o manutenzio­ne, ha un costo di esercizio elevato e soprattutt­o richiede comunque di essere ammodernat­o. L’idea di cogliere la palla al balzo per fare un impianto che raggiunga Vason, passando per Sardagna e Vaneze, raccoglie ampio consenso e anche l’interesse di importanti gruppi internazio­nali disposti a investire. I privati, per esporsi, chiedono il minimo, ossia un segnale che la politica abbia almeno l’intenzione di dare il via libera. A loro basta che l’opera sia inclusa nel Prg, un atto che non costituisc­e un impegno definitivo e che può essere comunque cancellato successiva­mente. Insomma, poco più di un accenno favorevole senza alcun vincolo, eppure il Palazzo si trastulla con i distinguo. Trascurand­o un fatto fondamenta­le: con la finanza in subbuglio, i capitali oggi sono attratti dagli investimen­ti in beni durevoli, ma il momento favorevole non durerà a lungo. Tutto ciò interessa o preferiamo aggiornarc­i con comodo al mese prossimo per valutare di quanto rinviare una decisione?

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(Foto Rensi) Datata La funivia di Sardagna

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