LA MELINA DELL’ENTE PUBBLICO
In Alto Adige/ Südtirol ci sono 361 impianti funiviari che in un’ora trasportano in quota oltre mezzo milione di persone, ossia più di quanti siano i residenti in provincia: è una delle tante informazioni contenute nel libro di Wittfrida Mitterer «Sempre sulle corde – Le funivie connettono». La docente bolzanina dell’Università di Innsbruck è intervenuta la scorsa settimana a un incontro promosso dal comitato di cittadini che chiede la realizzazione dell’impianto TrentoMonte Bondone di cui si è iniziato a parlare nel 1902 (sic): nella sua relazione, ha ricordato in maniera efficace il primato locale sul fronte tecnologico, tanto che ancora oggi la stragrande maggioranza dei progetti viene realizzata (anche per la mobilità nelle grandi città) utilizzando brevetti altoatesini. Mitterer ha poi evidenziato come queste infrastrutture producano, assieme a una naturale ricaduta economica, effetti sociali significativi: in Val Badia (dove fu realizzata la prima seggiovia al mondo) hanno evitato lo spopolamento della montagna, a Medellin (Colombia) hanno rotto l’isolamento dei quartieri emarginati e di conseguenza ridotto la criminalità.
Leggere oggi la storia di pionieri quali Luis Zuegg, Erich Kostner, Karl Hölz, Ernst Leitner senior (siamo agli inizi del Novecento) fa impallidire non solo per la loro ingegnosità e l’ardire, ma per la rapidità con cui agirono a volte servendosi di materiale di fortuna.
Oggi non sarebbe possibile e bisogna essere cauti nei paragoni: per fortuna, la cultura della sicurezza, della protezione ambientale e del governo del territorio si è evoluta con generale beneficio. Avendo tuttavia ancora in testa l’appello anti-burocrazia di Fausto Manzana, neo-presidente degli industriali trentini, ma pure quelli simili di Federico Giudiceandrea, leader di Assoimprenditori Alto Adige, e di Vincenzo Boccia a nome di Confindustria, qualche riflessione su quanto la narcolessia decisionale dei poteri pubblici stia frenando l’economia (nonché lo sviluppo inteso come miglioramento della qualità della vita) si impone. Assistiamo ormai da tempo a un paradosso evidente: da un lato il mondo cambia a una velocità sempre più accelerata e richiede risposte tempestive, dall’altro le istituzioni, salvo rarissime eccezioni, rallentano il loro procedere. Da un passaggio a quello successivo possono trascorrere mesi senza che nulla accada, senza che nessuno sappia il perché e senza che qualcuno ne renda conto. Se il cittadino sgarra di un giorno rispetto alla scadenza fissata dall’alto viene giustamente sanzionato, ma la Provincia o il Comune possono fare melina all’infinito sapendo che il prezzo alla fine lo pagheranno i cittadini.
La vicenda della funivia del Bondone è emblematica in tal senso. Il collegamento attuale con Sardagna è ormai vetusto, spesso fermo causa vento o manutenzione, ha un costo di esercizio elevato e soprattutto richiede comunque di essere ammodernato. L’idea di cogliere la palla al balzo per fare un impianto che raggiunga Vason, passando per Sardagna e Vaneze, raccoglie ampio consenso e anche l’interesse di importanti gruppi internazionali disposti a investire. I privati, per esporsi, chiedono il minimo, ossia un segnale che la politica abbia almeno l’intenzione di dare il via libera. A loro basta che l’opera sia inclusa nel Prg, un atto che non costituisce un impegno definitivo e che può essere comunque cancellato successivamente. Insomma, poco più di un accenno favorevole senza alcun vincolo, eppure il Palazzo si trastulla con i distinguo. Trascurando un fatto fondamentale: con la finanza in subbuglio, i capitali oggi sono attratti dagli investimenti in beni durevoli, ma il momento favorevole non durerà a lungo. Tutto ciò interessa o preferiamo aggiornarci con comodo al mese prossimo per valutare di quanto rinviare una decisione?