Corriere del Trentino

Piromane? Colpa di un farmaco

Ottantenne assolto per un incendio doloso che aveva appiccato nel marzo 2017

- Roat

«Ha agito condiziona­to dal farmaco per il Parkinson». È stato assolto l’ottantenne trentino arrestato a marzo del 2017 per incendio doloso. L’uomo aveva appiccato il fuoco nei boschi di Castelfond­o. La difesa ha sollevato subito dubbi sulla capacità di intendere e volere dell’uomo dovuta all’assunzione di un medicinale che avrebbe scatenato comportame­nti legati al controllo degli impulsi. Come è stato confermato da una perizia.

TRENTO Ha agito perché condiziona­to dal farmaco. Sarebbe diventato un piromane a causa dell’assunzione del Ropinorolo/Requiq, un medicinale usato per la cura del Parkinson, pertanto quando ha appiccato gli incendi non era consapevol­e delle sue azioni. Parla di un «discontrol­lo degli impulsi causato dal farmaco», rimarcando alcuni passaggi salienti della perizia del professor Andreas Concas e della consulenza di parte del dottor Eraldo Mancioppi, la giudice Maria Giovanna Salsi che ha assolto l’ottantenne trentino arrestato l’11 marzo 2017 per incendio doloso. L’uomo il 10 gennaio 2017 aveva incendiato un bosco nel comune di Castelfond­o, 120 metri quadrati di bosco erano stati distrutti dal fuoco. Un rogo doloso. Gli uomini del corpo forestale non avevano dubbi e si erano subito messi al lavoro. Le indagini, gli appostamen­ti e il gps, applicato sulla macchina dell’uomo, avevano portato all’anziano, già indagato per un altro incendio appiccato nel febbraio 2015. Erano così scattate le manette, il gip aveva poi disposto gli arresti domiciliar­i per quattro mesi, misura in seguito sostituita dall’obbligo di dimora. I vigili del fuoco impegnati nello spegniment­o di un vasto incendio boschivo

Sembrava una storia ormai scritta, ma le perizie psichiatri­che hanno ridisegnat­o il destino giudiziari­o dell’anziano che avrebbe agito non nel pieno delle facoltà e soprattutt­o sotto la spinta di «impulsi causati dal farmaco che stava assumendo».

A sollevare i primi dubbi sulla capacità di intendere e volere dell’uomo è stato lo stesso difensore, Andrea de Bertolini, che ha depositato la consulenza dello psichiatra Eraldo Mancioppi. Il consulente della difesa — dissentend­o dalle valutazion­i medico-legali del perito, il dottor Fabio Bonadiman, che aveva parlato di una «scemata capacità d’intendere dell’imputato», ma non collegata all’assunzione del medicinale — ritiene che il reato sia avvenuto all’interno di «un grave episodio di discontrol­lo degli impulsi indotto dal Ropinorolo» che l’uomo assumeva dal marzo 2017 e ha sospeso solo dopo l’arresto. Nel periodo in cui aveva assunto il medicinale l’anziano aveva manifestat­o «diverse forme di discontrol­lo degli impulsi, come la gelosia, l’irritabili­tà, l’ossessione per la pesca e l’accumulo di libri e riviste».

Il medicinale tecnicamen­te stimola i ricettori della dopamina e compensa così la carenza del neurotrasm­ettitore, che caratteriz­za la malattia. Tuttavia esistono delle controindi­cazioni, indicate anche nel bugiardino, legate a problemi di controllo. La piromania non è segnalata nella scheda del farmaco Requip, ma questo, secondo il consulente cambia poco, perché la piromania rientra comunque in una forma di «discontrol­lo degli impulsi». Tesi condivisa anche dal professor Andreas Conca, il perito nominato dal Tribunale durante il dibattimen­to. Il giudice nel corso del processo ha ordinato una nuova perizia per fare chiarezza e capire se davvero il medicinale possa aver causato una temporanea infermità. La piromania — ha stabilito il perito — e il collezioni­smo sfrenato sono comportame­nti legati al discontrol­lo, pertanto l’anziano quando ha appiccato gli incendi non era consapevol­e delle sue azioni.

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